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Pagina:Boccaccio - Decameron II.djvu/37

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novella decima 31

tutte le sante reliquie le quali egli appresso di sé aveva; e furon tante, che, se io le vi volessi tutte contare, io non ne verrei a capo in parecchie miglia: ma pure per non lasciarvi sconsolate, ve ne dirò alquante. Egli primieramente mi mostrò il dito dello Spirito santo cosí intero e saldo come fu mai, ed il ciuffetto del serafino che apparve a san Francesco, ed una dell’unghie de’ gherubini, ed una delle coste del Verbum-carofátti-alle-finestre, e de’ vestimenti della santa fé catolica, ed alquanti de’ raggi della stella che apparve a’ tre Magi in Oriente, ed un’ampolla del sudore di san Michele quando combattè col diavolo, e la mascella della morte di san Lazzero ed altre. E per ciò che io liberamente gli feci copia delle piagge di Montemorello in volgare e d’alquanti capitoli del Caprezio li quali egli lungamente era andato cercando, mi fece egli partefice delle sue sante reliquie, e donommi un de’ denti della santa croce ed in un’ampolletta alquanto del suono delle campane del tempio di Salamone e la penna dell’agnol Gabriello, della quale giá detto v’ho, e l’un de’ zoccoli di san Gherardo da Villamagna, il quale io, non ha molto, a Firenze donai a Gherardo de’ Bonsi, il quale in lui ha grandissima divozione: e diedemi de’ carboni co’ quali fu il beatissimo martire san Lorenzo arrostito; le quali cose io tutte di qua con meco divotamente le recai, ed holle tutte. È il vero che il mio maggiore non ha mai sofferto che io l’abbia mostrate infino a tanto che certificato non s’è se desse sono o no, ma ora che per certi miracoli fatti da esse e per lettere ricevute dal patriarca fatto n’è certo, m’ha conceduta licenza che io le mostri: ma io, temendo di fidarle altrui, sempre le porto meco. Vera cosa è che io porto la penna dell’agnolo Gabriello, acciò che non si guasti, in una cassetta, ed i carboni co’ quali fu arrostito san Lorenzo in un’altra; le quali son si simiglianti l’una all’altra, che spesse volte mi vien presa l'una per l’altra, ed al presente m’è avvenuto: per ciò che, credendomi io qui avere arrecata la cassetta dove era la penna, io ho arrecata quella dove sono i carboni. Il quale io non reputo che stato sia errore, anzi mi pare esser certo che volontá sia stata di Dio e che egli stesso la cassetta de’ carboni ponesse nelle