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Pagina:Boccaccio - Decameron II.djvu/39

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chiusa 33

e similmente la sua signoria, levata in piè, la corona si trasse e ridendo la mise in capo a Dioneo, e disse: — Tempo è, Dioneo, che tu alquanto pruovi che carico sia l’aver donne a reggere ed a guidare: sii adunque re, e sí fattamente ne reggi, che del tuo reggimento nella fine ci abbiamo a lodare.

Dioneo, presa la corona, ridendo rispose: — Assai volte giá ne potete aver veduti, io dico delli re da scacchi, troppo piú cari che io non sono; e per certo, se voi m’ubidiste come vero re si dée ubidire, io vi farei goder di quello senza il che per certo niuna festa compiutamente è lieta. Ma lasciamo star queste parole: io reggerò come io saprò. — E fattosi, secondo il costume usato, venire il siniscalco, ciò che a fare avesse quanto durasse la sua signoria ordinatamente gl’impose; ed appresso disse:

— Valorose donne, in diverse maniere ci s’è dell’umana industria e de’ casi vari ragionato tanto, che, se donna Licisca non fosse poco avanti qui venuta, la quale con le sue parole m’ha trovata materia a’ futuri ragionamenti di domane, io dubito che io non avessi gran pezza penato a trovar tèma da ragionare. Ella, come voi udiste, disse che vicina non aveva che pulcella ne fosse andata a marito, e soggiunse che ben sapeva quante e quali beffe le maritate ancora facessero a’ mariti. Ma lasciando stare la prima parte, che è opera fanciullesca, reputo che la seconda debba esser piacevole a ragionarne, e per ciò voglio che domane si dica, poi che donna Licisca data ce n’ha cagione, delle beffe le quali o per amore o per salvamento di loro le donne hanno giá fatte a’ lor mariti, senza essersene essi avveduti o no. — Il ragionare di sí fatta materia pareva ad alcuna delle donne che male a lor si convenisse, e pregavanlo che mutasse la proposta giá detta; alle quali il re rispose: — Donne, io conosco ciò che io ho imposto non meno che facciate voi, e da imporlo non mi poté istôrre quello che voi mi volete mostrare, pensando che il tempo è tale, che, guardandosi e gli uomini e le donne d’operar disonestamente, ogni ragionare è conceduto. Or non sapete voi che, per la perversitá di questa stagione, li giudici hanno lasciati i tribunali, le leggi,