Pagina:Boccaccio - Decameron di Giovanni Boccaccio corretto ed illustrato con note. Tomo 5, 1828.djvu/179

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re, nè tu turbartene; perciocchè come tu dalla nostra vita ti dipartisti, secondo che l’ecclesiastiche leggi ne mostrano, quella ch’era stata tua donna non fu più tua donna, ma divenne liberamente sua; perchè in niuno atto potresti con ragione dire che io mi fossi ingegnato di dovere alcuna tua cosa occupare. Ma lasciando ora questa disputazione, che luogo non ci ha, stare, e venendo a quello aprirti che tu domandi, dico, che per la mia disavventura, non sono molti mesi passati, avvenne, che io con uno, al quale tu fosti già vicino e parente, di cui esprimere il nome or non bisogna, in ragionare di varie cose entrai; e mentre che noi così ragionando andavamo, accadde, come talvolta avviene che l’uomo d’un ragionamento salta in un altro, che noi il primo lasciato, in sul ragionare delle belle donne venimmo; e prima avendo molte cose dette delle antiche, quale in magnanimità, quale in castità, quale in corporal fortezza lodando, condiscendemmo alle moderne: fra le quali il numero trovandone piccolissimo da commendare, pure esso, che in questa parte il ragionar prese, alcune ne nominò della nostra città, e tra l’altre nominò quella che già fu tua, la quale io nel vero non conosceva: così non l’avessi io mai conosciuta poi: e di lei, non so da che affezione mosso, cominciò a dire mirabili cose; affermando che in magnificenzia mai non era stata alcuna sua pari, e oltre al naturale delle femmine, lei s’ingegnava di mostrare essere uno Alessandro; e alcune delle sue liberalità raccontando, le quali, per non consumare il tempo in novelle, non curo di raccontare. Appresso lei di così e di tanto buon senno naturale disse esser dotata, quanto altra donna per av-