Pagina:Boccaccio - Decameron di Giovanni Boccaccio corretto ed illustrato con note. Tomo 5, 1828.djvu/191

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dere, che da assai stolti, che solamente le crosti di fuori riguardano, non è conosciuta nè creduta: senza che di quelli sono, che bene sappiendolo, ardiscono di dire ch’ella è lor pace, e che questo e quello farebbono e fanno: li quali per certo non sono da essere annoverati tra gli uomini. E vegnamo all’altre loro cose, o ad alcuna di quelle, perciocchè volere dir tutto non ne basterebbe l’anno, il quale è tosto per entrar nuovo. Esse, di malizia abbondanti, la qual mai non supplì, anzi sempre accrebbe difetto, considerata la loro bassa e intima condizione, con quella ogni sollecitudine pongono a farsi maggiori: e primieramente alla libertà degli uomini tendono lacciuoli, sè, oltre a quello che la natura ha loro di bellezza o d’apparenza prestato, con mille unguenti e colori dipignendo, e or con solfo e quando con acque lavorate e spessissimamente co’ raggi del sole i capelli neri dalla cotenna prodotti simiglianti a fila d’oro fanno le più divenire: e quelli ora in treccia di dietro alle reni, ora sparti su per li omeri, ora alla testa ravvolti; secondo che più vaghe parer credono, compongono; e quinci con balli, e talor con canti, non sempre, ma talor mostrandosi, i cattivelli che attorno vanno, avendo nell’esca nascosto l’amo, prendono senza lasciare. E da questo quella e quell’altra, e infinite di costui e di colui e di molti divengono mogli, e di troppa maggior quantità amiche. E parendo loro essere salite un’altro grado, quantunque conoscano sè essere nate a esser serve, incontanente prendono speranza e aguzzano i desiderii alla signoria; e faccendosi umili obbedienti e blande, le corone le cinture i drappi ad oro, i vaii i molti vestimenti e gli altri ornamenti