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accesa di greco fuoco e abbattuta tutta; e oltre a ciò il misero sacrificio fatto da Pirro della sua Pulissena, con quanta tristizia si dee pensare che il riguardasse? Certo con molta. Ma brieve fu la sua doglia; chè la debole e vecchia mente, non potendo ciò sostenere, in lei smarritasi, la rendè pazza, sì come il suo latrare per li campi fe’ manifesto.
Ma io con più ferma e più sostenente memoria che non mi bisogna, a mio danno, continuo rimango nel tristo senno, e più discerno le cagioni da dolermi; per che, più lungamente perseverando in male, come io fo, estimo quello, quantunque leggiero sia, da parere molto più grave, sì come più volte ho già detto, che il gravissimo il quale in brieve tempo si finisce e termina.
Sofonisba, mescolata tra l’avversità del vedovatico e le letizie delle nozze, in un medesimo momento di tempo dolente e lieta, prigione e sposa, spogliata del regno e rivestitane, e ultimamente in queste medesime brievi permutazioni bevente il veleno, piena di noiosa angoscia m’apparisce. Videsi costei reina altissima dei Numidi; quindi, andando avversamente le cose de’ suoi parenti, vide preso Siface suo marito, e prigione divenire di Massinissa re, e ad un’ora caduta del regno, e prigione del nemico nel mezzo dell’armi, facendolasi Massinissa moglie, in quello restituita. Oh, con quanto sdegno d’animo si dee credere che ella queste mutabili cose mirasse, nè sicura dalla volubile fortuna, con tristo cuore celebrasse le nuove nozze! Il che il suo ardito finire assai chiaro dimostra; però che non essendo dopo le sue sponsalizie ancora uno dì naturale valicato, appena credendosi ella rimanere nel reggimento e seco di ciò combattente,