Pagina:Boccaccio - Fiammetta di Giovanni Boccaccio corretta sui testi a penna, 1829.djvu/29

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A così fatti sembianti, esso, senza mutare luogo, cautissimo riguardava, e forse, sì come esperto in più battaglie amorose, conoscendo con quali armi si dovea la disiata preda pigliare, ciascuna ora con umiltà maggiore pietosissimo si mostrava e pieno d’amoroso disio. Ohimè! quanto inganno sotto sè quella pietà nascondea, la quale, secondo che gli effetti ora dimostrano, partitasi dal cuore, ove mai poi non ritornò, fittizia si mostrò nel suo viso. E acciò che io non vada ogni suo atto narrando, de’ quali ciascuno era pieno di maestrevole inganno, o egli che l’operasse, o i fati che ’l concedessero, in sì fatta maniera andò, che io, oltre ad ogni potere raccontare, da sùbito e inoppinato amore mi trovai presa, e ancora sono.

Questi adunque, o pietosissime donne, fu colui il quale il mio cuore con folle estimazione fra tanti nobili, belli e valorosi giovini, quanti non solamente quivi presenti, ma eziandio in tutta la mia Partenope erano, primo, ultimo e solo, elesse per signore della mia vita; questi fu colui, il quale io amai e amo più che alcuno altro; questi fu colui, il quale essere dovea principio e cagione d’ogni mio male, e, come io spero, di dannosa morte. Questo fu quel giorno nel quale io prima, di libera donna, divenni miserissima serva; questo fu quel giorno nel quale io prima amore, non mai prima da me conosciuto, conobbi; questo fu quel giorno nel quale primieramente li venerei veleni contaminarono il puro e casto petto. Ohimè misera! quanto male per me nel mondo venne sì fatto giorno! Ohimè! quanto di noia e d’angoscia sarebbe da me lontana, se in tenebre si fosse mutato sì fatto giorno! Ohimè misera! quanto fu al mio onore nemico sì fatto giorno!