Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/29

Da Wikisource.

libro primo 25

per voler nelle nostre interiora bagnare le loro spade, senza ragionevole cagione; e vengono per occupare le nostre case, e per mandar noi nelle strane parti del mondo in doloroso esilio. Adunque, sí per lo laudevole augurio, il quale prospero fine ci dimostrò, e sí per la ragione la qual perfettamente ne mostra il difendere noi medesimi e le nostre case assalite da nuovi popoli, ciascuno, sí come vigoroso cavaliere, debba le sue armi adoperare. Pensate che voi non siete cavalieri usati di perdere le cominciate battaglie, ma di ritenere continuamente per la vostra maravigliosa fortezza quello che acquistato avete in molte vittorie per adietro avute. Simigliantemente ancora vi deve porgere molto piú ardire veggendo me armato disiderare la vostra salute con la mia insieme, essendo oramai quasi negli anni della mia ultima etá, alla quale piú tosto riposo che affanno si converrebbe. Or poi che tante ragioni vi debbono muovere ad esser disiderosi della vittoria, movetevi in quello augurio che voi l’acquistiate». E, dette queste parole, comandò che le sue insegne scendessero il monte contro a coloro che ancora nella valle dimoravano. Allora i cavalieri gridando dierono segno di gran volontá di combattere, e le trombe sonarono e’ corni, e altri strumenti molti; e li cavalieri senza alcuno altro ordine si mostrarono cosí furiosi, come tal volta il fiero cane, tratto della catena, sentendo sonare le frondi dell’antico bosco, seguendo la preda corre senza alcun ritegno, discendendo l’alpestro monte.

Sí come gli impetuosi fiumi, i quali dall’alte montagne, turbati per la piovuta acqua, ruinosi impetuosamente caggiano senza ritegno, menando seco alcuna volta grandissime pietre, le quali fanno insieme non minore fracasso che l’acque; cosí giú per la straripevole montagna, senza tener via o sentiero diritto, si dirupava l’iniquo esercito, goloso dell’innocente sangue, con un romore e con una tempesta sí di suoni, di corni, di trombe e d’altri crudeli strumenti, e sí del forte strepito dell’armi medesime de’ cavalieri, che tutta la valle faceva risonare. Giulia, piena di varie sollecitudini, sentendo il romore in prima s’avvide dell’iniqua gente; la quale, vedendoli