vita come nella prima sono stato: o tu mi mostra qual via c’è alla difensione della sua vita, se alcuna ce n’è, però che nullo sí grande né sí alto pericolo fia, al quale io non mi sottometta per amor di lei, e che tutto non mi paia leggerissimo». A cui Citerea cosí rispose: «Florio, non credere che il pianto mio e degli altri iddii sia perché noi crediamo che Biancofiore debba morire, ché noi abbiamo giá la sua morte cacciata con deliberato consiglio, e provveduto al suo scampo, sí come appresso udirai; ma noi piangiamo perciò che la natura, veggendosi sopra sí bella creatura, com’è Biancofiore, offendere dalla crudelta del tuo padre, quando egli ordinò che a morte sentenziata fosse, si mostrò, salendo a’ nostri scanni, tanto mesta e sí dolorosa, che a lagrimare ci mosse tutti, e fececi intenti alla sua liberazione. E similmente l’aire, la terra e le stelle a mostrar dolore con diversi atti costrinse. E perciò che tu per lei verrai a maggiori fatti, che tu medesimo non istimi, dopo molte avversitá, vogliamo che in questa maniera al suo scampo t’eserciti. Tu sí tosto, come il sole compiendo l’usato cammino avni i suoi raggi nascosi, occultamente di questo palagio ti partirai, e andranne a quello d’Ascalione, a te fedelissimo amico e maestro, e fidandoti del tutto a lui di tutto tuo intendimento, ti farai armare di fortissime armi e buone, e fara’ti prestare un corrente cavallo e forte; e quando questo fatto avrai, senza alcuna compagnia fuori che la sua, se egli la ti profferirá, celatamente prendi il cammino verso la Braa, perciò che a quel loco sará la tua Biancofiore menata da coloro che d’ucciderla intendono. La sorella di colui che mena i poderosi cavalli portanti l’eterna luce, la quale, ancora pochi dí sono vi si mostrò senza alcuno corno tutta nella figura del celestiale Ganimede, m’ha promesso di porgerti sicuro cammino con la sua fredda luce; quivi con questa spada la quale io ti dono, fatta per mano del mio marito Vulcano, quando bisognò alla battaglia degli ingrati figliuoli della terra, e a me prestata da Marte mio carissimo amante, aspetterai chetamente insino a tanto che la tua Biancofiore vedrai menare per esserle data l’ultima ora. E allora,