Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/17

Da Wikisource.

libro primo 13

pisse, e niuna pervenutane ad effetto, sentiva nell’animo angoscioso tormento. Ma l’infinita pietá di Colui a cui nulla cosa si nasconde, non sostenne che, senza parte del suo disio vedere, egli finisse i giorni suoi, a’ quali poco piú spazio era assegnato, anzi saviamente precorse in cotal modo: che, essendo Lelio un giorno intorno a quel disio molto pensoso, udí narrare di quello Iddio, che sopra gli esperii liti dimorava lontano, maravigliose cose per lui fatte; le quali poi ch’egli ebbe udite, se n’andò in un santo tempio, la dove la reverenda imagine del glorioso santo era figurata, nel cospetto della quale disse cosí: «O grazioso Iddio, il quale sopra i liti occidentali lasciasti il tuo santo corpo, l’anima renduta al sommo Giove, ricevi le mie voci, se sono da essere esaudite, nella tua presenza. E cosí come a niuno, che divotamente giusto dono ti dimanda, il nieghi, cosí a me la mia dimanda, se è giusta, non negare, ma perfettamente me l’adempi. Io sono giovane d’eccellentissima fama, e di famosi parenti disceso, e nella presente cittá copioso di ricchezze e di congiunti parenti, accompagnato di nobile e bella giovane, con la quale io sono stato tanto tempo, che io veggio incominciare la sesta volta al sole l’usato cammino, e niuno figliuolo ancora di lei ho potuto avere, il quale dopo il nostro ultimo giorno possa il nostro nome ritenere, e possedere l’antiche ricchezze possedute lungamente per retaggio, per che nell’animo sostengo grave noia. Onde io divotamente ti priego che nel cospetto dell’onnipotente Signore grazia impetri, che se Egli deve esser della mia anima bene, e del suo e del tuo onore esaltamento, che Egli uno solamente concedere me ne deggia, il quale dopo me mi rappresenti. La qual cosa se Egli mi concederá, io ti prometto e giuro, per l’anima del mio padre e per la deitá del sommo Giove, che il tuo lontano tempio sará da me visitato personalmente, e i tuoi altari di divoti fuochi saranno alluminati». E fatta la degna orazione, tornò al suo militar palagio, quasi contento, ché, cosí come niuno giusto priego può esser fatto senza essere esaudito, cosí quel priego, che era giusto, senza esaudizione non poteva trapassare. Ma giá i disiosi cavalli del