Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/200

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196 il filocolo


Stette Florio alla tavola senza prendere alcun cibo, rivolgendo in sé l’udite parole da Fileno, sostenendo con forte animo la noiosa pena che lo sbigottito core sentiva per quelle. Ma poi che le tavole furono levate, e a ciascuno d’andare fu lecito dove gli piaceva, Florio soletto se n’entrò nella sua camera, e serratosi in quella, sopra il suo letto si gittò disteso, e sopra quello incominciò il piú dirotto pianto che mai a giovane innamorato si vedesse fare; e nel suo pianto incominciò a chiamare la sua Biancofiore, e a dire cosi: «O dolce Biancofiore, speranza della misera anima, quanto è stato l’amore ch’io t’ho portato e porto da quell’ora in qua che prima ne’ nostri giovani anni ci innamorammo! Certo mai alcuna donna sí perfettamente non s’amò, come io ho te amata. Tu sola se’ stata sempre donna del misero core. Niuna cosa fu che per amore di te io non avessi fatto. Niuna gravezza è che lieve non mi fosse paruta. E certo, quando il noioso caso della misera morte, alla quale condannata fosti, niuno dolore fu simile al mio, infino a tanto che con la mia destra mano liberata non t’ebbi. Deh, misera la vita mia, quanti sono stati i miei sospiri, poi che lecito non mi fu di poterti vedere! Quante lagrime hanno bagnato il dolente petto, nel quale io continuamente effigiata ti porto cosí bella, come tu se’! Né mai niuno conforto poté entrare in me senza il tuo nome. Niuno ragionamento m’era caro senza esservi ricordata te, di cui ora la speranza cosí spogliato mi lascia, pensando che tu me per Fileno abbia abbandonato: e la cagione perché vedere non posso? Certo tu non puoi dire che io mai altra donna che te amassi: e da assai sono stato tentato, e niuna poté vantarsi che alquanto al suo piacere io mi voltassi; né in altra cosa conosco me averti giá mai fallato: dunque Fileno perché piú di me t’è piaciuto? Deh, or non sono io figliuolo del re Felice, nipote dell’antico Atalante sostenitore de’ cieli? Certo sí sono: e Fileno è un semplice cavaliere. È il viso suo di piú bellezza che ’l mio? È la sua virtú piú che la mia? Or foss’ella pur tanta. Se forse valoroso giovane ti pare sotto l’armi, quanto il mio valore sia non ti deve essere occulto, a tal