Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/210

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206 il filocolo

fanno le frondi al vento, quando l’autunno le ha d’umore private. Tu agl’ingannevoli sguardi di Fileno, il quale non lunga stagione ti ha tentata, se’ dal mio al suo amore voltata. Oimè, ora che hai tu fatto? E se tu questo forse negare volessi, non puoi, con ciò sia cosa che la sua bocca a me abbia tutte queste cose manifestate. E oltre a ciò, volendomi mostrare quanto il tuo amore sia fervente verso di lui, mi mostrò il velo che tu della tua testa levasti e donastilo a lui: il quale quando io vidi, un subito freddo mi corse per le dolenti ossa, e quasi smarrito rimasi nella sua presenza. Oimè, come io volentieri gli avrei con le pronte mani levato il caro velo, e lui, che s’ingegnava da te levarmi, tutto squarciato, cacciandolo da me con grandissima vergogna; ma per non iscoprire quello che nel mio core dimorava, e per udire piú cose, sostenni con forte viso di riguardare quello per amor di te, imaginando che per adietro la tua testa, a me graziosissima a ricordare, avea coperta. Oimè, ora è questa la costanza che ho avuto inverso di te? Deh, or non sai tu quante e quali donne m’hanno per maritale legge al mio padre addimandato? E quante e quali egli me n’ha giá volute dare per volermi levare a te? Or non consideri tu quanti e quali dolori io ho giá per te sostenuti per l’esserti lontano, e sostengo continuamente? Queste cose non si dovrieno mai del tuo animo partire, le quali mostra che assai lontane da esso siano, vedendomi io essere per Fileno abbandonato. Deh, ora qual cagione t’ha potuta a questo muovere? Certo io non so. Forse mi rifiuti per basso legnaggio, sentendo te essere degli altissimi prencipi romani discesa, le cui opere hanno tanto di chiarezza, che ogni reale stirpe abumbrano, e me del re di Spagna figliuolo, onde reputando te piú gentile di me, m’hai per altro dimenticato? Ma tu, stoltissima giovane, non hai riguardato per cui, però che se bene avessi ricercato, tu avresti trovato Fileno non essere di reale progenie, né di romano prencipe disceso, ma essere un semplice cavaliere. E se forse piú bellezza in lui che in me ti move, certo questo è vano movimento, con ciò sia cosa che egli non sia bellissimo né io sia laido,