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230 il filocolo

di rivestire. Le tue ale mostrano la tua volubilitá, né m’è della memoria uscito d’averti in alcune parti veduto privato della vista: dunque come di dietro alla guida d’un cieco si può fare diritto cammino? Ahi, tristi coloro che in te sperano! Tu levi loro il pensiero de’ necessarii beni, ed empili di sollecitudine e di vana speranza. Tu gli fai divenire cagione delle schernevoli risa del popolo che li vede, ed essi, miseri e di questo ignoranti, assai volte di se stessi con gli altri insieme fanno beffe, né sanno quello che fanno: e tardi conoscono i tuoi effetti. Ma certo, mentre ignorante di quelli fui, niuno soggetto avesti che piú fede di me ti portasse, né che piú la tua potenza esaltasse: e ancora in quella semplicitá ritornerei, se benigno mi volessi essere, come giá fosti a molti. O me misero, che io non so che io mai contra te adoperassi, per la qual cosa cosí incrudelire in me dovessi, come fai! Io mai non ti rimproverai la tua giovanezza, né biasimai la forza del tuo arco, come fece Febo, né alla tua madre levai il caro Adone, né iscopersi i suoi diletti i quali con Marte prendeva, come tutto il cielo vide. Io mai non adoperai contra te, perché tu mi dovessi nuocere; ma tu di mobile natura, e nescio di quello che fai, mi tormenti oltre al dovere. Solo in uno atto si conosce te avere alcun sentimento, in quanto mai non cerchi d’essere se non in luogo a te simigliante, avvegna che questa discrezione piú tosto alla natura che a te si dovrebbe attribuire. Il tuo diletto è di dimorare ne’ vani occhi delle scimunite femine, le quali a te costrigni con meno dolore che i miseri che in tale laccio incappano; e poi con esse di quelli ti diletti di ridere, consentendo loro il potersi far beffe de’ tristi senza alcun affanno d’esse: delle quali, schiera di perfidissima iniquitá piena, non posso tenermi ch’io non ne dica ciò che dentro ne sento.

Voi, o sfrenata moltitudine di femine, siete dell’umana generazione naturale fatica, e dell’uomo inespugnabile sollecitudine e molestia. Niuna cosa vi può contentare, destatrici de’ pericoli, commettitrici de’ mali. In voi niuna fermezza si trova: e, brievemente, voi e il diavolo credo che siate una