Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/24

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20 il filocolo


Con le mani prese, e nell’aspetto stupefatto stava il re Felice ad ascoltar le infinte parole; ma poi che vide lo spirito del parlante cavaliere avere abbandonato il corpo e piú non dire, mutato il natural colore, tornò palido, e, oppresso nel secreto petto da varie cure, quasi per grave doglia appena ritenne le lagrime. Non sappiendo che partito prendere del subito annunzio, pur mostrandosi vigoroso per rincarare i suoi, comandò che al morto corpo fosse data sepoltura; e abbandonata l’incominciata caccia, volse i passi co’ suoi compagni verso le reali case. Alle quali poi che fu giunto, sospirando a’ suoi cavalieri comandò che senza alcuna dimora prendessero l’usate armi; e sollecitamente fatti convocare i vicini popoli, i quali sotto la sua signoria si costrignevano, raunò un grandissimo esercito in pochi giorni, intendendo di volere ovviare gli assalitori del suo regno.

E poi che questo tutto fu fatto, e il giorno, nel quale avea secretamente proposto di movere col suo esercito, fu venuto, egli comandò che di voti sacrificii s’apparecchiassero a Marte, acciò che la sua deitá, la quale verso loro pareva indebitamente crucciata, sacrificando si mitigasse; ed esso personalmente volendo sacrificare, acciò che il suo andare prosperamente s’indirizzasse verso i suoi nemici, andò al sacrato tempio davanti all’altare di Marte, la cui effigie riguardando per piú affettuosamente porgere divoti prieghi, vide bagnata di novelle lagrime, le quali non poco dubbio gli porsero. Ma poi imaginando che Marte per compassione de’ suoi danni avesse lagrimato, alquanto riprese conforto, e fatto venire un giovane toro per volerlo sopra il detto altare sacrificare, disse cosí: «O vera deitá, la quale a’ nostri danni hai mostrata lagrimando vera compassione, ricevi i nostri volontarii sacrificii, i quali presenzialmente ti facciamo, e con lieto viso ne porgi speranza di prosperevole andata». E, dette queste parole, ferí l’indomito toro, il quale, come sentí la puntura del freddo coltello, per duolo sí forte si scosse, che, uscito dalle mani di coloro che ’l tenevano, furiosamente fuggí verso i marini liti d’occidente, il suo sangue spargendo e torcendo i passi da