Vai al contenuto

Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/242

Da Wikisource.
238 il filocolo

sparve. Rimase il re tutto stupefatto e pieno di pensieri, quando, volendo consiglio dimandare, vide la dea sparita, e cosí tra sé, voltando i suoi passi, disse: «Veramente divina voce m’ha i miei danni annunziati». E di grieve dolore oppresso, lasciata la caccia, si tornò a Marmorina.

Ritornato il re a Marmorina, dentro al suo real palagio, in una camera, soletto, con bassa fronte, si pose a sedere, pensando e ripetendo in sé l’udite parole dalla santa dea, e in sé rivolgendo che rimedio alle cose udite potesse prendere. E in tali pensieri dimorando, la reina sopravvenne; e vedendo il re turbato, si maravigliò, e timidamente cosí gli disse: «O caro signore, se lecito è ch’io possa sapere la cagione della vostra turbazione, io vi priego che la non mi si celi». A cui il re rispose: «Ella non ti si può né deve celare, e però io la ti dirò: oggi nel piú forte cacciare ch’io facea, correndo dietro a un cervo, non so che si fosse, o dea o altra creatura, ma in abito d’una cacciatrice, m’apparve una bella donna, la quale, dopo alquante parole, mi disse che se con subito provvedimento noi non soccorressimo, che Florio per Biancofiore perderemmo: e questo detto, sparve subitamente, né piú la potei vedere. Onde io da quell’ora in qua con grave doglia sono dimorato. Io conosco manifestamente che la fortuna, dei nostri beni invidiosa, si oppone a quelli, e vuolcene in miserabile modo privare. Io mi consumo pensando che per una serva io debba perdere il caro figliuolo acquistato con tanti prieghi. O maladetto giorno, o perfidissima ora della sua nativitá, perché mai venisti? Egli non per nostra consolazione, ma per dolorosa distruzione di noi nacque: ma certo la cagione di tanta e di tal tristizia converrá che prima di me perisca. Questi mali e queste angosciose fatiche solo per una vi!issima serva procedono. Io le leverò con le proprie mani la vita. La mia spada trapasserá il suo sollecito petto: e di questo segua che puote! E certo se i fati altra volta la trassero delle cocenti fiamme, essi non la trarranno ora dal mio colpo. Oimè, che mi pareva incredibile per adietro, quand’io udiva che sola Biancofiore era ancora da lui dimandata! E diceva: