Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/275

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libro terzo 271

colei cui vo cercando ritrovi, possa con piú sollecitudine e con maggiore sicurta tornare a voi. Né crediate che niuna grande impromessa che mi facciate qui ritenere mi potesse, ché certo tutti i reami del mondo alla mia volonta sommessi mi sarebbero nulla senza Biancofiore. Se forse la mia partita quanto dite vi grava, ciò, inanzi che voi la vedeste, dovevate pensare, acciò che, vedendola, cagione non mi donaste di pellegrinare: però che conoscere dovevate me tanto amarla, che, ove che voi la mandaste, la seguirei. Gli avvenimenti di dietro poco vagliono o niente».

Vedendo il re Florio disposto pure ad andare, né poterlo con parole rivolgere da tale intendimento, cosí gli disse: «Caro figliuolo, assai mi duole il non poterti da questa andata levare, e però essa ti sará conceduta, e con la mia grazia andrai; ma concedi a me e alla tua madre, co’ quali tu giá è tanto tempo non se’ stato, che alquanti giorni della tua dimoranza ci possiamo consolare, e poi con l’aiuto degl’iddii prendi il cammino». A cui Florio rispose a ciò non essere disposto, ché troppo gli pareva aver perduto tempo, e però senza indugio aveva proposto di partirsi. A cui il re disse: «Figliuolo, a te, dunque, omai stia il partire, fermato ho nell’animo d’abbandonarti a’ fati, e di sostenere questo accidente, e ogni altro che di te per inanzi m’avvenisse, con forte animo: però che quanto io per adietro a quelli ho voluto con diversi modi resistere, tanto mi sono trovato assai piú adietro del mio intendimento, e veduto ho le cose di male in peggio seguire. Ma poi che disposto se’ all’andare, fa primieramente prendere tutti i tesori che della tua Biancofiore ricevemmo, e degli altri nostri assai, e quelli porta con teco, e in ogni parte ove la fortuna ti conduce fa che cortesemente e con virtú la tua magnificenza dimostri: e appresso prendi de’ cavalieri della nostra corte quelli che a te piace, sí che tu sia bene accompagnato. E poi che rimanere non vuoi, va in quell’ora che li nostri iddii in bene prosperino i passi tuoi, a’ quali acciò che piú breve affanno s’apparecchi, primieramente cercherai le calde regioni d’Alessandria, però che a quelli liti i mer-