Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/322

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318 il filocolo

donna bellissima cosa e mirabile, né mai un sí bello ne le pareva avere veduto. E poi che essa in molte maniere conobbe quello essere vero giardino, e ’l cavaliere avere adempiuto ciò ch’ella aveva dimandato, ella si voltò a Tarolfo e disse: «Senza fallo, cavaliere, guadagnato avete l’amore mio, e io sono presta d’attenervi ciò ch’io vi promisi; ma veramente vorrei una grazia da voi, che vi piacesse tanto indugiare a richiedermi del vostro disio, che ’l signore mio andasse a caccia, o in altra parte fuori della cittá, acciò che piú saviamente e senza dubitanza alcuna possiate prendere vostro diletto. Piacque a Tarolfo, e, lasciandole il giardino, quasi contento da lei si partí. Questo giardino fu a tutti i paesani manifesto, avvegna che niuno sapesse, se non dopo molto tempo, come venuto si fosse. Ma la gentil donna, che ricevuto l’avea, dolente di quello si partí, tornando alla sua camera piena di noiosa malinconia. E pensando in qual maniera tornare potesse adietro ciò che promesso avea, e non trovando lecita scusa, piú in dolore cresceva. La qual cosa vedendo, il marito si cominciò molto a maravigliare e a dimandarla che cosa ella avesse: la donna diceva che niente aveva, vergognandosi di scoprire al marito la fatta promissione per lo addímandato dono, dubitando non il marito malvagia la tenesse. Ultimamente non potendosi ella a’ continui stimoli del marito, che pur la cagione della sua malinconia disiderava di sapere, tenersi, dal principio insino alla fine gli narrò perché dolente dimorava. La qual cosa udendo il cavaliere lungamente pensò, e conoscendo nel pensiero la puritá della donna, cosí le disse: «Va, e copertamente osserva il tuo giuramento, e a Tarolfo ciò che tu promettesti liberamente attieni: egli l’ha ragionevolmente e con grande affanno guadagnato». Cominciò la donna a piangere e a dire: «Facciano gl’iddii da me lontano cotal fallo; in niuna maniera farò questo: avanti m’ucciderei ch’io facessi cosa che disonore o dispiacere vi fosse». A cui il cavaliere disse: «Donna, giá per questo non voglio che tu te n’uccida, né ancora che una sola malinconia tu te ne dia: niuno dispiacere m’è, va e fa quello che impromettesti, ch’io