Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/341

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libro quarto 337

e, rivolti gli occhi verso la loro rema, videro quello che a udire pareva loro impossibile. Ed ella, vestita d’umiltá, ascoltando le vere parole di lei dette, stette con fermo viso senza alcuna risposta. E però Galeone cosí parlando seguí: «Graziosa reina, io disidero di sapere se ciascuno uomo, a bene di se medesimo, si deve innamorare o no. E a questo dimandare mi muovono diverse cose vedute e udite e tenute dalle varie opinioni degli uomini».

Lungamente riguardò la reina Galeone nel viso, e poi dopo alcun sospiro cosí rispose: «Parlare ci conviene contro a quello che noi con disiderio seguiamo. E certo a te dovria bene essere manifesto ciò che tu dimandando proponi in dubbio. Serverassi, rispondendo a te, lo incominciato ordine, e colui a cui soggetta siamo, le parole, le quali, costretta dalla forza del giudizio, diciamo contro alla sua deita, piú tosto che volontaria, ci perdoni: né però la sua indegnazione caggia sopra di noi. E voi, che similmente come noi soggetti gli siete, con forte animo l’ascoltate, non mutandovi per quelle del vostro proponimento. E acciò che meglio e con piú aperto intendimento le nostre parole si prendano, alquanto fuori della materia ci distenderemo, a quella quanto piú brievemente potremo tornando, e cosí diciamo: amore è di tre maniere, per le quali tre, tutte le cose sono amate; alcuna per la virtú dell’una, e alcuna per la potenza dell’altra, secondo che la cosa amata è, e similmente l’amante. La prima delle quali tre si chiama amore onesto: questo è il buono, il diritto e il leale amore, il quale da tutti abitualmente deve esser preso. Questo il sommo e il primo creatore tiene alle sue creature congiunto, e loro a lui congiunge. Per questo i cieli, il mondo, i reami, le provincie e le cittá permangono in istato. Per questo meritiamo noi di divenire eterni posseditori de’ celestiali regni. Senza questo è perduto ciò che noi abbiamo in potenza di ben fare. Il secondo è chiamato amore per diletto, e questo è quello al quale noi siamo soggetti. Questo è il nostro iddio: costui adoriamo, costui preghiamo, in costui speriamo che sia il nostro contentamento, e ch’egli interamente possa i nostri