Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/343

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libro quarto 339

Venere, di fiero ed aspro duca di battaglie, tornò umile e piacevole amante. Egli fa i cupidi e gli avari, liberali e cortesi. Medea, carissima guardatrice delle sue arti, poi che le costui fiamme senti, liberamente sé e il suo onore e le sue arti concedette a Giasone. Chi fa piú solleciti gli uomini all’alte cose, di lui? Quanto egli li faccia, riguardisi a Paris e a Menelao. Chi spegne piú gl’iracondi fuochi, che fa costui? Quante volte fu l’ira d’Achille quetata da’ dolci prieghi di Polissena cel mostra. Questi, piú che altri, fa gli uomini audaci e forti, né so quale maggiore esempio ci si potesse dare di quello di Perseo, il quale per Andromeda fece mirabile prova di virtuosa fortezza. Questi adorna di bei costumi, d’ornato parlare, di magnificenza, di graziosa piacevolezza tutti coloro che di lui si vestono. Questi di leggiadria e di gentilezza a tutti i suoi soggetti fa dono. Oh, quanti sono i beni che da costui precedono! Chi mosse Vergilio? Chi Ovidio? Chi gli altri poeti a lasciare di loro eterna fama ne’ santi versi, li. quali mai a’ nostri orecchi pervenuti non sarieno se costui non fosse? Che diremo noi della costui virtú? Se non ch’egli ebbe forza di mettere tanta dolcezza nella cetera d’Orfeo, che, poi ch’egli a quel suono ebbe chiamate tutte le circustanti selve, e fatti riposare i correnti fiumi, e venire in sua presenza i fieri leoni insieme co’ timidi cervi con mansueta pace, e tutti gli altri animali similmente, egli fece quetare le infernali furie, e diede riposo e dolcezza alle tribolate anime: e dopo tutto questo, fu di tanta virtú il suono, ch’egli meritò di riavere la perduta mogliera. Dunque costui non è cacciatore d’onore, sí come voi dite, né donatore di sconvenevoli affanni, né suscitatore di vizi, né largitore di vane sollecitudini, né indegno occupatore dell’altrui libertá: però con ogni ingegno e con ogni sollecitudine dovrebbe ciascuno, che di lui non è conto e servidore, procacciare e affannare d’avere la grazia di tanto signore e d’essergli soggetto, poi che per lui si diviene virtuoso. Quello che piacque agl’iddii e a’ piú robusti uomini, similmente a noi deve piacere: seguasi, amisi, servisi, e viva sempre nelle nostre menti un cotal signore!»