Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/359

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libro quarto 355

mente, secondo il suo disio, festeggia con essa. Allora ad ogni suo piacere la tiene: quello che del mirare non avviene, però che quello solo aspetto primo ne ha senza piú. E come noi davanti dicemmo, amore è paurosa e timida cosa, tanto che il core gli trema riguardando, ché né pensiero né spirito lascia in suo loco. Molti giá, le loro donne guardando, perderono le naturali forze e rimasero vinti, e molti non potendo muoversi si fissero, e alcuni incespicando e avvolgendo le gambe caddero; altri ne perderono la parola, e per la vista molte cose simili ne sappiamo essere avvenute: e queste cose assai saria suto caro, a coloro a cui abbiamo detto, che avvenute non fossero. Cosí, dunque, come porge diletto quella cosa che volontieri si fuggiria? Noi confessiamo bene che se possibile fosse senza tema riguardare, che di gran diletto saria, ben che nulla senza il pensiero varria: ma il pensiero senza la corporale veduta piace assai. E che del pensiero possa avvenire ciò che dicemmo, è manifesto che sí, e molto piú ancora: che noi troviamo giá uomini col pensiero avere trapassato i cieli e gustata dell’eterna pace. Dunque, piú il pensare che il vedere diletta. Se di Laudamia dite che malinconica si vedeva pensando, non lo neghiamo, ma amoroso pensiero non la turbava, anzi doloroso. Ella quasi indovina a’ suoi danni, sempre della morte di Protesilao dubitava, e a questa pensava: questo non è de’ pensieri de’ quali ragioniamo, li quali in lei entrare non poteano per quella dubitazione, anzi dolendosi con ragione mostrava il viso turbato».

Quistione XII.

Parmenione sedeva appresso a questa donna, e senza altro attendere, come la reina tacque, cosí incominciò a dire: «Gentile reina, io fui lungamente compagno d’un giovane, al quale ciò ch’io intendo di narrarvi avvenne. Egli tanto quanto mai alcun giovane amasse donna, amava una giovane della nostra cittá bellissima e graziosa e gentile e ricca di avere e di parenti