Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/370

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366 il filocolo


Sonarono i lieti strumenti e l’aere pieno d’amorosi canti da tutte parti si sentiva, e niuna parte del giardino era senza festa: nella quale quel.iorno infino alla sua fine tutti lietamente dimorarono. Ma sopravenuta la notte, mostrando giá a loro luce le stelle, alla donna e a tutti parve di partire e di tornare alla cittá. Nella quale pervenuti, Filocolo, dipartendosi da lei, cosí le disse: «Nobile Fiammetta, se gl’iddii mai mi concedessero ch’io fossi mio si com’io sono d’altrui, senza dubbio vostro incontanente sarei; ma però che mio non sono, ad altrui donare non mi posso: non per tanto quanto il misero core pote ricevere foco strano, di tanto per lo vostro valore si sente acceso, e sentirá sempre, e ognora con piú affetto, disiderando di mai non mettere in oblio il vostro valore». Assai fu Filocolo da lei ringraziato nel suo partire, aggiungendo che gl’iddii tosto in graziosa pace ponessero i suoi disii.

Tornato cosí Filocolo al suo ostiere, quella notte con molti pensieri passò, tra sé l’udite quistioni ripetendo, delle quali assai a’ suoi dolori facevano, e tutto per la bellezza della piacevole Fiammetta racceso, con piú pena sosteneva l’essere a Biancofiore lontano. Egli poi ricordandosi delle passate feste avute con lei in quelli tempi, e in molti altri, fra sé molte volte annoverava i giorni e i mesi e gli anni, dicendo: ‛Tanto tempo è passato che io con lei non fui e non la vidi’; e con gravissimi sospiri notava quelle ore nelle quali piú graziosamente con lei si ricordava essere stato. Ma perché il tempo che si perdeva, e che piú che mai gli gravava, passasse con meno malinconia, egli andando pe’ vicini paesi di Partenope si dilettava di vedere l’antichitá di Baia, e il Mirteo mare, e il monte Miseno, e massimamente quel luogo donde Enea, menato dalla Sibilla, andò a vedere le infernali ombre. Egli cercò Pescina mirabile, e lo imperial bagno di Tritoli, e quanti altri le vicine parti ne tengono. Egli volle ancora vedere parte dell’inesercitabile monte Barbaro, e le ripe di Pozzuolo, e il tempio d’Apollo, e l’oratorio della Sibilla, cercando intorno il lago Averno, e similmente i monti pieni di