Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/393

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libro quarto 389

Di che tanto il disio gli crebbe di vederla piú da presso e d’adempiere ciò che proposto aveva, che, abbandonate insieme le redini del cavallo con quelle della sua volontá, disse: «Certo, se io dovessi morire, poi ch’io non posso te avere, o Biancofiore, conviene che il luogo dove tu dimori abbracci per tuo amore». E in questo proponimento col cavallo correndo infino a’ piè della torre se n’andò: dove disteso con le braccia aperte s’ingegnò d’abbracciare le mura, quelle baciando infinite fiate, quasi nell’animo di ciò che faceva sentendo diletto.

Assai di lontano vide il castellano Filocolo verso la torre correre, per che egli, e molti appresso di lui, correndo, con una mazza ferrata in mano gli sopravvenne crucciato molto, e tutto pieno d’ira e quasi furioso il corse a ferire, dicendo: «Ahi, villano giovane, e oltre al dovere ardito, vago piú di vituperevole morte che di laudevole vita, quale arroganza t’ha tanto sospinto avanti, che in mia presenza alla torre ti sia appropinquato? Io non so quale iddio dalle mie mani la tua vita ha campata: tirati indietro, villano!».

Filocolo, udendo queste parole, e vedendosi intorniato da molti, e ciascuno presto per ferirlo, quasi tutto smarrito, dubitando di morire, volontieri avrebbe voluto allora essere stato in altra parte. Ma ricordandosi di Biancofiore rinvigorí, e, riprese le spaventate forze, umilmente cosí rispose: «O signore mio, perdonami, che non per mio difetto questo è avvenuto, né per malizia ho la tua signoria offeso; ma la dura bocca del mio cavallo di questo ha colpa, il quale assai lontano di qui correndo si mosse, né per mia forza tener lo potei infino a questo luogo: al quale venuto, maravigliandomi de’ sottili lavori, non potei fare che io non mi appressassi ad essi per vederli, non credendo a te dispiacere. Tutta fiata s’io ho fallito, nelle tue mani mi rimetto: fa di me secondo il tuo parere».

Sadoc, rimirando fiso Filocolo, e umiliato ascoltando le sue parole, e le sue bellezze simili a quelle di Biancofiore stimando, e avendolo udito cosí benignamente parlare, gli