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Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/432

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428 il filocolo

quale tutta si mostrò loro e disse: «Cari suggetti, le vostre voci hanno commosso i cieli e impetrato aiuto; rassicuratevi: io sono la vostra Citerea, madre del vostro signore. Questa sará l’ultima ingiuria a voi, e la fine delle vostre avversitá, dopo la quale voi pacificamente, avendo vinta la contraria fortuna, vivrete. Io vi ho recato segnale d’eterna pace: guardatelo infino che di qui uscirete. Marte, per lo vostro aiuto, stimola i tuoi compagni con sollecitudine, o Fitocolo, né prima di qui mi partirò, che tu li sentirai cercare la salute di voi due con armata mano». E questo detto, lasciando l’ulivo nelle loro mani si partí, volendo essi giá ringraziarla. La santa voce con intera speranza riconfortò gli sconsolati amanti, li quali con perfetto animo renderono agl’iddii degna lode di tale aiuto; ma ben che ’l fummo rivolto alla circustante gente impedisse il costoro poter vedere, nondimeno il furioso popolo, e gli armati cavalieri, dalla incominciata iniquitá non ristavano, anzi crucciati, piú pronti s’ingegnavano di far male. Ircuscomos con una mazza ferrata in mano costringe i sergenti di ritrovare e d’ardere i giovani; Flaganeo dall’altra parte gli conforta al male operare; ma invano adoperano: niuno li può rivedere, né alcuno è possente di passare piú oltre che il fummo si distenda. L’ira s’accende negli animi, e cercano di passare con le lance e con le saette la oscuritá del fummo, imaginando che delle molte alcuna gli uccidirá. Niuna cosa nuoce loro, niuna saetta vi passa: il romore era grande e tale, che per poco spaventava i confortati amanti. Che piú? Ogni ingegno di nuocere si prova; ma invano s’affatica chi nuocere vuole a colui cui Dio vuole aiutare. Elli non possono loro nuocere, né rivederli in alcun modo.

Ascalione e il duca, con Dario, con Bellisano e con gli altri, ignoranti dell’andata di Filocolo, dubitando l’aspettano quella notte e ’l giorno appresso. E ritornando un’altra volta le stelle, e dopo quelle Febo, con piú malinconia di lui pensavano; e venuta la terza notte, imaginando essi che la fosse andato dov’era, pieni di pensieri vani per la lunga dimoranza, s’andarono a dormire. Ma Ascalione, quasi piú sollecito della