Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/435

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libro quarto 431

minciò loro a dire: O cavalieri, quale indugio è questo? Seguitemi con l’armi indosso, acciò che il nostro Filocolo piú tosto della paura del sopravvenuto pericolo esca». Costoro d’una parte e d’altra di ammirazione ripieni, udendo ricordare il nome di Filocolo, cosí come i furiosi tori, ricevuto il colpo del pesante maglio, qua e la senza ordine saltellano, cosí costoro senza memoria dolenti corrono alle loro armi: Bellona presta a tutti maraviglioso aiuto. Dario, contento de’ pericoli per amore di Bellisano, senza pensare a’ ragunati beni o a sé, né a quello che avvenir possa, apparecchia a sé e a tutti cavalli di gran valore, e armato con loro insieme monta a cavallo, e senza modo or qua or la scorrendo fra la folta gente, che a veder correva, dietro all’armato campione si mettono con le lancie in mano: e venuti sopra il pieno prato veggono il fummo grande e il circustante popolo. Crede Ascalione che veramente in quello Filocolo e Biancofiore senza vita dimorino, ignaro del soccorso della santa dea, e, cruccioso perché tardi gli pareva esser venuto a tal soccorso dare, disidera di morire. Egli si volta a’ compagni e dice: «Signori, io credo che gl’iddii abbiano alle loro regioni chiamata l’anima di colui, per cui debitamente il vivere ci era caro, e come voi potete vedere, in disonesto e sconvenevole modo è stato di morire costretto. Io non so qual si sia il vostro intendimento, ma il mio è di morire combattendo, acciò che parte della vendetta della morte del mio signore io adoperi. In niuna maniera intendo di rapportare al vecchio re sí sconcia novella, però se alcuno di voi disidera piú di rivedere Marmorina che questo intendimento seguire, torni indietro, mentre lecito gli è senza danno: e chi in un volere è meco, ferisca con ardito cuore la nemica turba». A queste parole niun’altra cosa fu risposto se non: «Noi siamo tutti teco in un volere»; e piú avrebbero detto, ma il grieve dolore ristrinse la voce con amaro singhiozzo nel suo passare: per che con focoso disio feriti degli sproni i cavalli, e disposti a morire, prima con le loro forze l’altrui morte e la loro vendicando, appresso Ascalione se n’andarono verso il tenebroso fummo, dove il fiero giovane era giá fermato e