Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/437

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libro quarto 433

basso, Ascalione, tratta la spada, il ferí sopra il sinistro omero cosí forte, che di poco il braccio con tutto lo scudo gli mandò a terra. Ircuscomos, sentendo la doglia, e ricoverato il corpo, ferí sí forte Ascalione sopra l’elmo, che, fatto di quello molti pezzi, lui tutto stordito fé abbassare sopra il collo del suo cavallo; ma poco stato, tornato in sé, si levò piú fiero. E come tal volta il leone, poi che ’l suo sangue in terra vede, diviene piú fiero, cosí Ascalione, divenuto piú sopra il barbaro animoso, con la spada in mano tornò verso lui, e dandogli piú colpi, uno con tutta sua forza gli diede dove ferito l’aveva sopra l’omero l’altra volta, e mandò a terra il braccio con tutto lo scudo. Il libiano, doloroso di tale accidente, non però lascia di ferire Ascalione; ma egli spaventato del gran colpo, gli altri sopra lo scudo riceve. Ma Ircuscomos giá debile per lo perduto sangue, vedendosi senza scudo, volta le redini del destriere, e lasciando il campo, verso Alessandria se ne fugge. Il romore per gli incominciati colpi si multiplica, per che gli altri compagni d’Ascalione, poi che vedono lui cominciare, ciascuno, bassata la lancia, corre verso i nemici, e, per esempio del vecchio cavaliere, ciascuno vigorosamente combatte, e senza alcuna paura di morire. Ma Parmenione che con Flaganeo s’era scontrato, datisi due gran colpi nello scontrare, combatteva maravigliosamente, e punto non ispaventato per la fierezza del nemico, né della moltitudine circustante, con maestrevoli e forti colpi il recò a fine, e morto il lasciò quivi, davanti al fummo, correndo agli altri. Bellisano, ormai anziano cavaliere, d’armi gran maestro e di guerra, faceva mirabili cose. Egli, andando dietro ad Ascalione, quanti inanzi del misero popolazzo gli venivano, tanti n’uccideva o fediva, né alcuno a’ suoi colpi poteva riparare. Il duca dall’altra parte, scontratosi con un turco chiamato Belial, ferocissimo e di gran forza, combatteva mirabilmente, ma resistere non gli avrebbe potuto, se non che venendo Menedon di traverso con una scure in mano levata ad un cavaliere, che morto avea, quella alzando, si forte diede sopra la testa al turco, che feritolo a morte e