Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/441

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libro quarto 437

m’hanno concio!». A cui l’amiraglio disse: «O chi sono costoro, e quanti, e che dimandano?». Ircuscomos rispose: «Signore, io non ne vidi se non forse sei o otto contra tutta la nostra moltitudine combattenti, faccendo d’arme cose incredibili a narrare: chi e’ si siano io non so, né per che venuti, ma stimo che per la salute del giovane, il quale credo che morto sia, venuti siano». «Come, credi che morto sia?», disse l’amiraglio: «non l’hai tu veduto? Egli è cosí grande spazio, che voi il menaste al fuoco per mio comandamento!» «Certo» rispose Ircuscomos, «mirabil cosa de’ condannati è visibilmente avvenuta, che non fu piú tosto il fuoco acceso, che il fummo si rivolse tutto a noi, e senza salire ad alto, sí come è sua natura, sí forte quivi dintorno ad essi si fermò, e, come fortissimo muro, ad uomini, a saette e a lance privò il passare dentro a’ due, e similmente il potere essere essi veduti: dintorno al quale dimorando noi, ingegnandoci di nuocere a coloro che dentro v’erano, sopravvennero quelli che cosí n’hanno concio, come parlato v’abbiamo. Egli è con loro un uomo di smisurata grandezza, il quale con la sua vista spaventa sí chi ’l vede, che ciascuno piglia la fuga senza volervi piú tornare. E, brevemente, io non credo che nella gran prateria sia alcuno rimaso se non morto, de’ quali gran quantitá credo che v’abbia; e de’ condannati quello che se ne sia, dire non vi so piú inanzi». L’amiraglio ascolta queste cose, e infiammasi, udendole, d’ardentissima ira. E poi che Ircuscomos tacque biasimando il vile popolo e i molti cavalieri, turbato si leva dal loro cospetto, e andando senza riposo per la sua camera torcendosi le mani e strignendo i denti, giura per gli immortali iddii di far morire gli assalitori de’ suoi cavalieri. E uscito fuori, con fiera voce, comanda ogni uomo essere ad arme, e senza indugio seguirlo. Egli s’arma e monta sopra un forte cavallo; e Alessandria tutta commossa, e ciascuno sotto l’armi, chi lieto e chi dolente, chi a piè e chi a cavallo, ciascuno il seguita, e furiosi ne vanno verso il prato, faccendo con diversi romori di trombette e di corni e d’altri suoni significanti battaglia e con voci tutto l’aere risonare. E perve-