Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/445

Da Wikisource.

libro quarto 441

li segnali nelle dilicate carni apparivano. E furono loro di presente porti preziosi vestimenti, e Ascalione, il Duca, e Parmenione e gli altri smontati da’ debili cavalli, infinite volte abbracciandoli, e pensando al gran pericolo, appena a loro gli pareva avergli salvi, pur dimandando se alcuna cosa loro nociuto avesse. A costoro solamente Biancofiore, che di buon amore li amava, rispose, e con loro parlando e per pietá lagrimando, non avendogli di gran tempo veduti, fece festa, faccendosi maraviglia della loro virtú, vedendo il prato pieno di morti e di feriti. Furono loro apprestati i cavalli, e montati sopra essi, l’amiraglio disse: «Se vi piace, partianci da questi pianti e nella cittá andiamo a far festa, rallegrandoci di tanta grazia, quanta dagl’iddii possiamo riconoscere d’avere questo di ricevuta».

Seguesi il consiglio dell’amiraglio, e cavalcano tutti insieme, e quelli strumenti che con guerreggevole voce uscirono dalla cittá, mutati in segno di letizia precedendo gli accompagnano. Biancofiore cavalca con Ascalione e con gli altri compagni, e con loro de’ suoi infortunii va ragionando, ora parlando con l’uno, ora parlando çon l’altro: ed essi contano a lei de’ loro insieme avuti con Filocolo. L’amiraglio appresso costoro cavalca con Filocolo, e riguardandolo nel viso e notando gli atti suoi, nel cuore nobilissimo e d’alta progenie lo stimava; e maravigliandosi di tante cose quante vedute aveva quel giorno, e vedendo per cui, ardeva di disiderio di sapere chi egli fosse, per che a Filocolo cominciò cosí a dire: «O giovane, il quale piú ch’altro puoi vivere contento, considerando la benevolenzia degl’iddii, la quale intera possiedi, secondo il mio parere, io ti priego per quel merito che tu dèi loro di tanto dono, quanto oggi t’hanno conceduto, che obliando la crudeltá che contra te, non conosciuto da me, ho oggi usata, ti piaccia dirmi chi tu se’, e onde, e come a questa giovane salisti nell’alta torre. E di ciò contentarmi non ti può nuocere, né cagione alcuna spaventarti, però che vedendo la benevolenzia degl’iddii tanta verso di te, ogni ingiuria a me fatta è perdonata, e buona