Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/464

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460 il filocolo

delle vagabonde menti, disceso da Parnaso, gli sopravvenne, e per le rustiche midolle tacitamente mescolò i suoi veleni, aggiungendo al disiderio subita speranza. Eucomos si sforzava di piacere, e per lo nuovo amore la sua arte gli dispiaceva, ma pure discerneva non convenevole essere a lasciarla. Senza sapere come, i suoi suoni pieni di piú dolcezza ciascun giorno diventavano, sí come aumentati di sottigliezza da migliore maestro: l’ardenti fiamme d’amore lo stimolavano; per che egli, nuova malizia pensata, propose di metterla in effetto, come Gannai venisse piú ad ascoltarlo. Non passò il terzo giorno, che la fortuna, acconciatrice de’ mondani accidenti, conscia del futuro, sostenne che Gannai, sola delle sorelle, con picciola compagnia, né da lei temuta, semplicemente venne al luogo ove Eucomos era usata d’udire, e supplicollo, con prieghi di maggiore grazia degni, che egli sonasse: e fu obbedita. Ma il pastore malizioso con la bocca suonava e con gli occhi disiderava, e col cuore cercava di mettere il suo disio ad effetto: per che, poi ch’egli vide Gannai intentissima al suo suono, allora con lento passo mosse la sua greggia, ed egli dietro ad essa, e con lenti passi pervenne in un’ombrosa valle, ove Gannai il seguí: e quasi prima dall’ombra della valle si vide coperta che essa conoscesse avere i suoi passi mossi, tanto la dolcezza del suono le aveva l’anima presa! Quivi vedendola Eucomos, gli parve tempo di scoprirle il lungo disio, e, mutato il sonare in parole vere e dolci, il suo amore le scoperse, a quelle aggiungendo lusinghe e impromesse, e cominciolle a mostrare che questo molto saria nel cospetto degl’iddii grazioso, se ella il mettesse ad effetto, però che egli saria a lei, sí come suo padre alla sua madre era stato: e nondimeno le promise che mai il suo suono ad altrui orecchie che alle sue pervenire non faria, se non quanto ad essa piacesse: molte altre cose aggiungendo alle sue promesse. Gannai prima si maravigliò, e poi temette, dubitando forte non costui forza usasse, dove le dolci parole e i prieghi non le fossero valute: e udendo le ingannatrici lusinghe, semplice le credette, e sol per suo pegno prese la fede dal villano, che come alla sua