Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/466

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462 il filocolo


e quali in quelle a loro fossero piú degne dimoranze e più care, passò cantando al nido di Leda, e in quello, da vero principio cominciando, prima del Montone Frisso disse, e delle sue stelle, e quali gradi in quello, quali masculini, quali feminini, quali lucidi, quali tenebrosi, quali plutei, quali azemeni, e quali aumentanti la fortuna fossero, dimostrò: e similmente di qual pianeta fosse casa, e quale in esso s’esaltasse la triplicità, e li termini di ciascuno in quello, e le tre facce. Questo ancora mostrando del sacrificato Tauro da Alcide per la morte di Caco, e de’ due fratelli di Clitennestra, nella fine de’ quali l’estivale solstizio comincia, e con quel medesimo ordine del retrogrado Cancro cantò. E del feroce Leone, e della Vergine onesta, nella fine della quale il coluro di Libra, equinozio facente, disse incominciare: e di lei cantò come degli altri avea cantato; mostrando nella sua fine la combustione avvenuta per lo malvagio reggimento del carro della luce usato da Fetonte, spaventato dall’animale uscito dalla terra a ferire Orione: la cui prima faccia, come di Libra l’ultima, fu combusta, di lui seguendo, come di quella aveva detto, e di Chirone Aschiro seguitando, nella fine di cui pose lo iemale solstizio. Poi cantando della nutrice di Giove, e del suo Pincerna, e de’ Pesci, da Venere nel luogo ove dimorano situati, dicendo nella fine di quelli il coluro d’Ariete cominciarsi insieme con lo equinozio del detto segno; mostrando appresso cosí de’ pianeti, come de’ segni le complessioni e i sessi e e potenze determinate negli umani membri, e come alla loro signoria prima in sette, e poi in dodici parti sia tutto il mondo diviso, cosí quello che sotto i sette climati s’abita, come l’altro. Con questo dicendo la variazione delle loro elevazioni pe’ diversi orizonti, e che legge da loro sia servata nel ritondo anno, mutando i tempi. E con non meno maestrevole verso l’udii, dopo questo, cantare e dimostrare nel suo canto come Calisto e Cinosura presso al polo artico dimorassero, faccendo cenit alle maggiori notti, e assegnare la cagione per che le loro stelle in mare non possono né siano lasciate da oceano come l’altre bagnare. E seguitò dove Boote,