Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/472

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468 il filocolo

t’avessi, quando in generalita male di voi parlai, te avrei dell’infinito numero delle ingannatrici tratta; ma in verita e’ mi pare, ciò che di te ho udito, maggiore maraviglia che il sentire me in questa forma ove mi vedi. Ma se la fortuna lungamente pacifica teco viva, dimmi che è di quel Florio, che tu tanto ami e che te piú che sé ama, sí come la fama rapportatrice ne conta.» Rispose Biancofiore: «Il mio Florio ha infino a qui teco parlato, ed è qui meco: e come mi potrei io dire senza lui felice, e con la fortuna pacificata?». «O felicissima la vita tua» disse il tronco, «molto m’è a grado, e assai me ne contento, che voi, che giá tanto foste infortunati, ora contenti siate, pensando ch’io possa prendere speranza di pervenire a simile partito de’ miei affanni.» Giá i corpi percossi dal tiepido sole porgevano lunghe ombre, e Febea si mostrava in mezzo il cielo, andante alla sua rotonditá, quando, Biancofiore non piú parlante, Filocolo disse: «O Idalagos, dinne, per quella fede che tu giá ad amore portasti, come ai tuoi orecchi pervenne la nostra fama, con ciò fosse cosa che appena ne’ nostri regni credevamo che saputi fossero i nostri amori». A cui Idalagos cosí rispose: «Come in queste parti i vostri fatti si sapessero m’è occulto, ma come io li sappia vi narrerò. Come voi vedete, io porgo con le mie frondi graziose ombre dintorno al mio pedale, e il suolo di fiori e d’erbe ogni anno s’adorna piú bello che alcuno altro prato vicino: per la qual cosa i miei compagni, sí per conforto di me, che d’udirgli mi dilettava, e sí per riposo e diletto di loro medesimi, qui sovente solevano venire, e ne’ loro ragionamenti dire quelle cose, le quali mancamento delle mie doglie credevano che fossero, e tal volta credendomi piacere, con fresche onde le mie radici riconfortavano. E quando costoro questo luogo non avessero occupato, molti gentili uomini e donne vegnenti a’ santi bagni, dove voi forse ora dimorate, qui a ragionare di diverse materie, qui a far festa, se ne sogliono venire. E quando di questi tutti solo io rimanessi, da’ pastori non sono abbandonato: a’ quali, perciò che mi ricorda ch’io giá di loro fui, piú fresca ombra porgo che ad altri.