Arturo ne manda, e l’austro e ’l ponente per mare, tutti, se la cittá disiderano di vedere, conviene che davanti a me passino, gli occhi de’ quali tutti la mia bellezza ha forza di tirare a vedermi. E ben che io a tutti piaccia, però tutti a me non piacciono; ma nullo è ch’io mostri di rifiutare, anzi con giochevole sguardo a tutti egualmente dono vana speranza, con la quale nelle reti del mio piacere tutti li allaccio, non dubitando di dare, né di prendere amorose parole. E se le mie parole meritano d’essere credute, vi giuro che Cupido molte volte, per lo piacere di molti, s’è di ferirmi sforzato, ma né lo spesseggiare né il gittare de’ suoi dardi, né lo sforzarsi, mai ignudo poterono il mio petto toccare: anzi, faccendo d’essere fedita sembiante, ho ad alcuni vedute le sue ricchezze disordinatamente spendere credendo piú piacere. Alcuno altro, dubitando non alcuno piú di lui mi piacesse, contra quello ha ordinato insidie; e altri donandomi mi credono avermi piegata. E tali sono stati, che, per me se medesimi dimenticando, con le gambe avvolte sono caduti in cieca fossa: e io di tutti ho riso, prendendo però quelli a mia sodisfazione i quali la mia maestá ha creduti che siano piú atti a’ miei piaceri. Né prima ho il fuoco spento, ch’io ho il vaso dell’acqua appresso rotto, e gittati i pezzi via. Tra la quale turba grandissima de’ miei amanti, un giovane, di vita e di costumi e d’apparenza laudevole sopra tutti gli altri, mi amò, il cui amore conoscendo, il feci del numero degli eletti al mio diletto, e ciò egli non senza molta fatica meritò. Egli, prima che questo gli avvenisse, poetando, in versi le degne lodi della mia bellezza pose tutte. Egli di quelle medesime aspro difenditore divenne contra gl’invidiosi parlatori. Egli, occulto pellegrino d’amore, in modo incredibile cercò quello che io poi gli donai, e ultimamente divenuto d’ardire piú copioso che alcun altro che mai mi amasse, s’ingegnò di prendere e prese quello ch’io con sembianti gli volea negare. Mentre che questi dilettandomi mi teneva, non però mancò l’amore suo verso di me, anzi sempre crebbe: le quali cose tutte io fermissima, resistente a Cupido, non guardai, ma come d’altri molti avea fatto, cosí