Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/505

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libro quinto 501

disiato non l’avessi, vedendolo a te disiare, sí lo disidererei; ma come posso io mettere ad effetto, se non quanto piace al mio Florio? Non sai tu che per matrimoniale legge gli sono legata? Io non posso, né debbo far piú ch’e’ voglia, però che egli è mio signore per molte ragioni. Non fu’ io in casa sua nutricata? Non sono io da lui per tutto ’l mondo stata ricercata? Non m’ha egli con pericolo della sua propria persona tratta delle mani della canina gente, ov’io era in servaggio venduta? Non sono stata io per lui due volte liberata da morte? Non sono io similmente sua sposa? Dunque seguire i suoi piaceri deggio, non egli i miei. Se tu vuoi ch’io il prieghi, ben so che nulla cosa è che al mio priego e’ non facesse; ma io debbo guardare di che lo priego, però che sovente priegano alcuni di cose che pregando a sé negano il servigio. Come potrei giustamente pregare Florio che a Roma venisse, con ciò sia cosa che egli m’abbia detto, giá è assai, che egli sopra tutte le cose del mondo disidera di rivedere il vecchio padre, della cui morte egli dubita molto, per lo dolore nel quale egli il lasciò, quando da lui per cercar me si parti? Dirogli io: ‛Cerchiamo prima Roma’, sappiendo ch’egli altro disidera? E se, come tu dí, la magnificenza e la bellezza di Roma ha potere di trarre a sé gli uomini di lontani paesi a farsi vedere, dunque quanto maggiormente deve potere, veduta, ritenergli? Ecco che Florio a’ miei prieghi vi venisse, e di quella vago oltre alla sua intenzione vi dimorasse, e in questo tempo alcuna novitá nel suo regno nascesse, la quale egli andandovi trovasse, non direbbe egli: ‛Per te, Biancofiore, m’è questo avvenuto, che mi tirasti a Roma ’? E s’egli il dicesse, qual dolore mi saria maggiore? E forse ancora per quello che il suo padre fece al mio, dubita di venirvi, e non senza ragione: però ch’io ho giá udito che i romani niuna ingiuria lasciano inulta. Ma tu dí: ‛Andiamo noi senza lui’; ora non pensi tu come egli mi ama, e che mai da sé partire non mi lascerebbe, a cui, per l’essere noi divisi, tanta noia quanta tu sai è avvenuta? Certo egli tenendomi in braccio appena mi si crede avere, e continuamente