Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/54

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50 il filocolo


Giulia, piangendo, con pietosa voce gli rispose: «Io sono romana, e fui misera sposa del morto Lelio, il quale voi oggi con le proprie mani uccideste, e quinci muove il mio tristo lagrimare; e andavamo al santo Dio, posto nell’ultime fini de’ vostri regni, per lo ricevuto dono della mia pregnezza». Udendo questo il re, quasi stupefatto, tutto si cambiò, e disse: «Oimè! or dunque non foste voi con quelli assalitori del mio regno, i quali all’entrare in esso arsero la ricca Marmorina?». «Signor no» rispose Giulia, «ma passando per essa, la vedemmo bella e ornata di nobile popolo.» Allora dolse al re molto di quello che era fatto; e sospirando disse: «O giovane donna, i fortunosi casi sono quasi impossibili a fuggire; a noi fu porto tutto il contrario di quello che voi ne porgete, e questo ne mosse a fare quel che oramai non può tornare indietro, e che ci dole. E non è dubbio che voi abbiate nel preterito giorno gran danno ricevuto, e io non piccolo; ma perciò che il nostro lagrimare niente il menomerebbe, convienci prender conforto. E a chi il lagrimare stia bene, a me si disdice, il quale col proprio viso a confortare ho i nostri sudditi. Adunque confortatevi, e qui meco rimanete; e dopo il ripreso conforto, s’a voi piacerá altro marito, io ho nella mia corte assai nobili cavalieri, de’ quali chi piú vi piacerá, in guiderdone dell’offesa che fatta vi fu, vi donerò volentieri; e se voi alle ceneri del morto marito vorrete pure serbar castitá, continuamente in compagnia della mia sposa come cara parente vi farò onorare. E se l’esser meco non vi piacerá, io vi giuro per l’anima del mio padre che, dopo l’alleviamento del vostro peso, infine a quella parte ove piú vi piacera d’andare, onorevolmente vi farò accompagnare. A dire quanto mi dolga di quel che è fatto per lo mio subito furore, sarebbe troppo lungo a narrare, perciò che ho perduto un caro nipote e molti buoni cavalieri, e voi senza vostra colpa offesi». Giulia non rattemperò per tutte queste parole il dolente pianto, ma, piangendo, nell’animo savio diliberò di stare, considerando che molto valea meglio di rimanere al profferto onore, fingendo il suo mal talento, infine che fortuna la ritornasse nel