Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/57

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libro primo 53

è ancora passato il secondo mese, poi che elle mossero il nostro costante animo a grandissima ira e ad iniqua operazione senza ragione. Or non ci narrastú la distruzione della presente cittá con piagnevole voce, la quale noi ora trovata abbiamo senza alcun difetto? Tu fosti cagione di farci muovere tutto il ponente contro l’inestimabile potenza de’ romani, del qual movimento ancora non sappiamo che fine seguire ne debba. Maravigliossi molto il cavaliere, udite le parole, dicendo umilmente: «Signor mio, in voi sta il farmi morire e il lasciarmi in vita, ma a me è nuovo ciò che voi mi narrate; e poi che voi qui mi lasciaste, mai non me ne partii, e a ciò chiamo testimonii gl’iddii e ’l vostro popolo della presente cittá, il quale seco mi ha continuamente veduto: né mai dopo la vostra partita ci fu alcuna novitá». Allora si maravigliò il re piú che mai, dicendo tra se medesimo: «Veramente hanno gl’iddii voluto tentar le mie forze, e aggiungere la presente vittoria alla nostra magnificenza». E allegro della salva cittá abbandonò i pensieri, contento di rimaner quivi per lungo spazio.

La reina gravida di prosperevole peso, affannata per il lungo cammino, volontieri si riposava, e con lei Giulia molto piú affaticata, ma quasi continuamente il bel viso bagnato di amarissime lagrime e la bocca piena di sospiri teneva; alla quale un giorno la reina, veggendola dirottamente a piangere, disse cosí: «Giulia, senza dubbio so che tu, sí come io, in te nascondi disiato frutto, e’ manifesti segnali mostrano te dovere essere vicina al partorire, onde col tuo piangere gravemente e te e lui offendi. Tu hai giá quasi il bel viso tutto consumato e guasto, e le tue lagrime l’hanno occupato d’oscura caligine e di palidezza; onde io ti priego che tu non perseveri in questo: anzi ti conforta, e ispera che noi avremo insieme gioioso parto. Non sai tu che per lo tuo lagrimare il ricevuto danno non si menoma? Poi che i fati a te sono stati avversi, appara a sofferire e a sostenere con forte animo le contrarie cose e’ dolenti casi della fortuna. Deh! or tu m’hai giá detto, se ho bene le tue parole a mente, che tu se’ nata di gentilissima gente romana; or se questo è il vero, sí come io credo,