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della sua giovinezza letteraria, con i suoi molti e ricchi fermenti e con le immagini della sua prepotente fantasia: sicché, in definitiva, se ne delinea una diversa e insperata unitá lirica che trascende i limiti del contenuto romanzesco e narrativo per assumere i colori e le forme d’una nuova sensibilitá. E però accanto e al disopra della velleitá, esplicitamente dichiarata, di nobilitare un racconto popolareggiante mediante un’arte dotta, si fa luce e prevale l’inconfessata tendenza a sentire l’intreccio novellistico come un pretesto per tradurre in forma piú o meno dispiegata le esperienze della propria cultura e i moti della propria vita sentimentale1. Nella tela romanzesca del Filocolo il Boccaccio ha finito con l’inserire le ambizioni e le velleitá che si affacciavano in quella sua prima vigilia artistica, ancora indiscriminate e tutte affollate e quasi soverchianti: soprattutto quel suo incipiente umanesimo, legato tuttavia a forme medievali, piuttosto enciclopedico che erudito, ma vivacissimo e pieno di lieviti, e soprattutto operoso nella coscienza con un fervore quasi romantico. Gli stessi itinerari attraverso l’Italia - da Certaldo a Napoli, le terre della sua giovinezza — che dovrebbero sviluppare motivi d’avventura, si tramutano in una specie di escursione archeologica, durante la quale le memorie del passato ritornano con la stessa ammirazione con cui lo scrittore dipinge le meraviglie orientali: è il mondo del sapere che si vuol fare arte, sono le letture classiche che ridiventano contemporanee, è tutta una vita letteraria e libresca che intende inserirsi e illuminarsi in un’esperienza attuale. Ed è appunto questa sensibilitá che predomina nel Filocolo, a preferenza di quella avventurosa e romanzesca: è un tono prevalentemente letterario, in cui però la cultura tende a diventare memoria autobiografica, creando un’atmosfera di calda e superiore intelligenza, a cui corrisponde uno stile dignitosamente elegante, a volte troppo sorvegliato e troppo costruito, ma che rappresenta la prima prosa d’arte del Trecento e della letteratura italiana.

Ed ha il sapore della letteratura anche quell’altro mondo sentimentale che il Boccaccio trae dalla sua diretta umanitá, e che

  1. Per i problemi che comporta questo tipo di arte autobiografica, cfr. V. Crescini, Contributo agli studi sul Boccaccio, Torino, 1887; F. Torraca, Per la biografia di G. Boccaccio, Napoli-Milano, 1912; S. Battaglia, Elementi autobiografici nell’arte del Boccaccio, in «La Cultura», IX, 1930, pp. 241 sgg.; e si veda N. Sapegno, op. cit., p. 391.