Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/83

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libro secondo 79

la misera Biancofiore, ma, in alcun luogo celata, con intentivo animo tutte l’avea notate, ascoltando quello che ella non avrebbe voluto udire. E bene aveva con grave doglia inteso l’aspre riprensioni fatte a Florio per l’amore che egli a lei portava, e similmente udito aveva dispregiarsi dal re, dicendo che serva era e di vile nazione discesa; ma di ciò la buona difensione di Florio, fatta in aiuto di lei, le rendé molto il perduto conforto. Ma quando ella dire udí a Florio: ‛poi che mandare mi dovete Biancofiore a Montorio, io v’andrò’, allora dolore intollerabile l’assalí, perciò che manifestamente conobbe l’iniquo intendimento del re, il quale questo imprometteva per piú leggiermente poter Florio allontanare da lei; e cominciò con tacito pianto a lagrimare e a dire tra sé cosí: «Oimè, Florio, solo conforto dell’anima mia, cui io tutta mi donai per mia salute quel giorno che tu in prima mi piacesti, ora cui credi tu e a quali parole t’hai lasciato ingannare? Or non vedi tu ch ’el prometteva di mandarmiti, perché consentissi all’andata, sí come hai fatto? Egli non mi manderá mai dove tu sia. Deh, non conosci tu la falsitá del tuo padre? Certo non che egli mandi me a te, ma egli non lascerá mai venire te lá dove io sia. Tu ti se’ lasciato ingannare con meno arte che non si lasciò Issifile: e quella era femina! Ella credette alle parole, agli atti, alla fede promessa e alle lagrime dello ingannatore; ma tu se’ per la menoma di queste cose stato ingannato, e hai detto sí di quella cosa che laido ti sarebbe a tornare adietro; e non hai conosciuto ch’egli, non disideroso del tuo studio, ma di trarmi dalla tua memoria, t’allontana da me, acciò che per distanza tu mi dimentichi! Oimè, or dove abbandoni tu, o Florio, la tua Biancofiore? Ove n’andrai tu con la mia vita? O me misera, e io senza vita come rimarrò? E se a me vita rimarrá, come sará ella fatta trovandomi senza esser teco continuamente e senza vederti? O luce degli occhi miei, perché ti fuggi tu da me? Oimè, quale speranza mi potrá mai di te riconfortare, che con la bocca hai impromessa la partita? O beata Arianna, che, ingannata dal sonno e da Teseo, dopo alcune lagrime meritò