Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/120

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possi farlomi sentire, acciò che io con subita tornata qui punisca la iniquità di quelli: e però di questo vivi sicura e sanza pensiero. Ma, ohimè, che di quel fuoco, del qual tu di’ che io ti lascio l’anima accesa, io ardo tutto! E veramente mentre io starò lontano da te, la mia vita non sarà meno angosciosa che la tua: e io il sento già, però che nuova fiamma mi sento nel cuore aggiunta. Ma sanza fine mi dolgono le parole le quali tu di’, avvilendoti sanza alcuna ragione. E certo di quello che io ora dirò, nè me ne sforza amore nè me n’inganna, ma è così la verità come io estimo. In te niuna virtù pate difetto, nè belli costumi fecero mai più gentilesca creatura nell’aspetto, che i tuoi, sanza fallo buoni, fanno te. La chiarità del tuo viso passa la luce d’Appollo nè la bellezza di Venere si può adeguare alla tua. E la dolcezza della tua lingua farebbe maggiori cose che non fece la cetera del trazio poeta o del tebano Anfion. Per le quali cose lo eccelso imperador di Roma, gastigatore del mondo, ti terrebbe cara compagnia, e ancora più: ch’egli è mia oppinione che, se possibil fosse che Giunone morisse, niuna più degna compagna di te si troverebbe al sommo Giove. E tu ti reputi vile? Or che ha la mia madre più di valore di te, la quale nacque de’ ricchissimi re d’Oriente? Certo niuna cosa, nè tanto, traendone il nome, che è chiamata reina. Adunque per lo tuo valore se’ tu da me degnamente amata, sì com’io poco inanzi dissi al mio padre. E cessino gl’iddii che tu in niuno atto o per nulla cagione t’avessi offesa o t’offendessi, però che niuna persona m’avrebbe potuto ritenere, che io subitamente