Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/127

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con tanto effetto, disiderando di mai da me non ti partire, e ora solamente non mi rispondi! Or se’ tu così tosto sazia dell’essere meco? Oimè, che gl’iddii mi manifestano bene ora che di me sono invidiosi e hannomi in odio. Ma di questo male m’ha più cagione il mio crudel padre, il quale sì subitamente ha affrettata la mia partita. O crudele padre, tu l’avrai interamente! Le parole da me dette stamattina ti saranno dolente agurio e oggi ti faranno dolente portatore del fuoco, ove tu miseramente ardere mi vedrai: la tua crudeltà è stata cagione della morte di costei, e ella e tu sarete cagione della mia. Vivere possi tu sempre dolente dopo la mia morte, e gl’iddii prolunghino gli anni tuoi in lunga miseria! Or ecco, o anima graziosa, ove che tu sii, rallegrati che io m’apparecchio di seguitarti, e quali noi fummo di qua congiunti, tali infra le non conosciute ombre in etterno amandoci staremo insieme. Una medesima ora e uno medesimo giorno perderà due amanti, e alle loro pene amare sarà principio e fine -. E già avea posto mano sopra l’aguto coltello, quando egli si chinò per prima baciare il tramortito viso di Biancifiore, e chinandosi il sentì riscaldato, e vide muovere le palpebre degli occhi, che con bieco atto riguardavano verso di lui. E già il tiepido caldo, che dal cuore rassicurato movea, entrando per li freddi membri, recando le perdute forze, addusse uno angoscioso sospiro alla bocca di Biancifiore, e disse: Oimè! -. Allora Florio, udendo questo, quasi tutto riconfortato, la riprese in braccio e disse: O anima mia dolce, or se’ tu viva? Io m’apparecchiava di seguitarti nell’altro mondo -. Allora si dirizzò Biancifiore con Florio insieme, e ricominciarono a lagrimare.