Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/129

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pene sostenute essendo così vicini che doversi il vegnente giorno partire. Ma poi che il sole sparse sopra la terra la sua luce, e i cavalli e la compagnia di Florio furono nella gran corte del real palagio apparecchiati aspettando lui, Florio si levò e con lento passo n’andò davanti al re suo padre e alla reina, dove Biancifiore similmente pensosa già era venuta; e fatta la debita riverenza al padre, e preso congedo dalla madre, la quale in vista non sana, giaceva sopra un ricco letto, prima si voltò verso il re e poi verso la madre, e caramente raccomandò loro Biancifiore, pregandoli che tosto gliele mandassero, e poi abbracciata Biancifiore, in loro presenza la baciò dicendo: A te sola rimane l’anima mia; chi onorerà te onorerà lei -; e appena così parlando, costrinse con vergogna le lagrime, che il greve dolore che il cuor sentiva si sforzava di mandar per gli occhi fuori, e appena con voce intera potè dire: Rimanetevi con Dio -; e discese le scale, salì a cavallo e sanza più indugio si partì.

Molto dolfe a tutti la partita di Florio, posto che il re e la regina contenti ne fossero, credendo che il loro avviso dovesse per quella partita venir fatto; ma sopra tutti dolfe a Biancifiore. Ella l’accompagnò infino in piè delle scale, sanza far motto l’uno all’altro; e poi che a cavallo il vide riguardato lui con torto occhio, tacita se ne tornò indietro, e salì sopra la più alta parte della real casa, e quivi, guardando dietro a Florio, stette tanto, quanto possibile le fu il vederlo. Ma poi che più veder nol potè, ella, accomandandolo agl’iddii, si tornò alla sua camera, faccendo sì gran pianto che ne sarebbe presa pietà