Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/133

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non fosse molte fiate ricordato; e s’ella andava a dormire, non sanza ricordare più volte Florio vi si ponea, e niuna cosa sanza il nome di Florio non faceva; e se ella dormendo alcun sogno vedea, sì era di Florio, e per questo sempre avrebbe di dormire disiderato, acciò che spesso in tale inganno dormendo si fosse trovata: ben che poi, trovandosi dal sonno ingannata, le fosse gravosa noia. E sempre pregava gl’iddii che ’l suo Florio da infortunoso caso guardassero e che le dessero grazia che tosto potesse andare a lui, o egli tornare a essa. Ella non si curava mai di mettere i suoi biondi capelli con sottile maestria in dilicato ordine, ma quasi tutta rabuffata sotto misero velo gli lasciava stare. Nè mai curava di lavarsi lo splendido viso, o di vestire i preziosi e belli vestimenti, però che non v’era a cui ella disiderasse di piacere. E il cantare e l’allegrezza e la festa tutta avea lasciato per intendere a sospirare. Nè niuno strumento era che allora da lei molestato fosse, ma tacitamente sperando di tosto riveder Florio prendea quel conforto che ella poteva, tenendo sempre l’anima nelle mani di Florio.

E Florio simigliantemente a niuna cosa, stando a Montoro, avea tanto lo ’ntendimento fisso quanto alla sua Biancifiore, nè era da lei una volta ricordato che egli non ricordasse lei infinite. E così come Montoro era da Biancifiore vagheggiato e rimirato spesso, così egli riguardava sovente Marmorina. Nè niuno suo ragionamento era già mai se non d’amore o della bellezza della sua Biancifiore, la quale sopra tutte le cose disiava di vedere. Egli da quel dì che Amore occultamente gli accese del suo fuoco infino a quell’ora