Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/150

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Adunque - disse Biancifiore - più che Giunone mi potrò io di conducitori gloriare -; e passò avanti ad Ascalion, che in ordine seguiva alla reale mensa, dicendo: O caro maestro, e voi che vantate al paone? -. Rispose Ascalion: Bella giovine, posto che io sia pieno d’età e che la mia destra mano già tremante possa male balire la spada, sì mi vanto io per amor di voi al paone, che quel giorno che voi novella sposa sarete, la qual cosa gl’iddii anzi la mia morte mi facciano vedere, io con qualunque cavaliere sarà nella vostra corte disideroso di combattere meco, con le taglienti spade sanza paura combatterò, obligandomi di sì saviamente combattere, che sanza offendere io lui o egli me, o voglia egli o no, io gli trarrò la spada di mano e davanti a voi la presenterò -. Ciascuno che questo udì si maravigliò molto, dicendo che veramente sarebbe da riputare valoroso chi tal vanto adempiesse. Ma Biancifiore andando avanti venne in presenza di Messaallino, il quale vedendola, quasi della sua bellezza preso, disse: Giovane graziosa, per amore di voi io vanto al paone che quel giorno che voi prima sederete alla mensa del novello sposo, io vi presenterò dieci piantoni di dattero coperti di frondi e di frutti, non d’una natura con gli altri, però che quelli, de’ quali la mia terra è copiosa, a ciascuna radice hanno appiccato un bisante d’oro -. Inchinandogli, Biancifiore il ringraziò; e volto i passi suoi verso il duca Ferramonte, che alla sinistra del re sedea, e davanti a lui posato il paone, gli richiese quello che avanti agli altri avea richiesto. A cui il duca rispondendo disse: E io imprometto al paone che per la piacevolezza vostra, il giorno che novella sposa sarete, e appresso