Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/203

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lui mi priega ch’io l’aiuti e difenda nella ragione: e io così son presto di fare, e in ragione e in torto, contro a chiunque la vuol far morire, però che se altro ne facessi, molto alla cara amistà mi parrebbe fallire, e ogni uomo mi potrebbe di ciò giustamente riprendere -.

Assai nobili uomini erano ivi presenti, e massimamente v’erano la maggior parte di quelli che vantati s’erano al paone, a’ quali molto di Biancifiore dolea: i quali queste parole udendo, tutti dissero che il cavaliere dicea bene, e che ragionevole cosa era che ’l siniscalco, o altri per lui, sua ragione, contro a quelli che la contradicea, difendesse. E di ciò mandarono al re sofficienti messaggeri subitamente, contenti tutti sanza fine di tale accidente, favoreggiando Biancifiore in quanto poteano. E alcuno di quelli giudici che sentenziata l’aveano, trovandosi ivi presente, udite le parole di Florio, comandò che più avanti non si procedesse, infino a tanto che ’l cavaliere non avesse suo intendimento provato. Ma il siniscalco, che dentro di rabbiosa ira tutto si rodea, veggendo che Biancifiore aveva aiuto e che di consentimento di tutti all’opera si dava indugio e che il cavaliere sì vituperose parole aveva dette di lui, incominciò a bestemiare quella deità che avuto avea potere d’indugiare tanto la morte di Biancifiore, e che per inanzi se ne inframettesse in non lasciarla morire e così bestemiando si trasse avanti, e disse: Il cavaliere mente per la gola di tutto ciò che ha detto; chè Biancifiore dee ragionevolemente morire, e sì morrà ella in dispetto di lui e di Florio, per cui richiamata s’è, e di qualunque iddio la ne volesse aiutare -. E comandò