Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/206

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d’impedire; ma sia chi vuole, che forse egli morrà e Biancifiore non camperà -. E poi soggiunse: Siniscalco, a me pare l’ora molto alta a volere combattere, e te sento oggi molto affannato, e però rimangasi per questo giorno la battaglia. Va, e fa convitare il cavaliere e onorarlo infino al mattino; poi, quando il sole con più tiepido lume ritornerà, combatterete, poi che negare non gli possiamo la battaglia -. - Sire - rispose il siniscalco, - in niuna maniera può oggi rimanere la battaglia, però che il cavaliere che là dimora è di sì fiero coraggio e ardimento, che con qualunque persona volesse Biancifiore toccare, converrebbe che con lui combattesse, o lei lasciasse stare; nè alcuno v’è a cui della morte di Biancifiore non incresca, nè che più tosto in aiuto di lei non mettesse la persona, che in suo danno dicesse una sola parola, fuori solamente io, che da’ vostri piaceri e comandamenti mai non mi partii nè partirò; e però se voi mi concedete che io oggi combatta, io combatterò, e se non, se io ne vorrò far venire Biancifiore alla prigione, io so che combattere mi converrà. Priegovi che adunque voi la mi concediate ora, poi che io sopra lui sono animoso -.

Rispose allora il re: Poi ch’egli è come tu mi di’, e la battaglia non si può oggi cessare, va e prendi l’arme e qualunque de’ nostri cavalli più ti piace, e fa che onore acquisti con vittoria: pensa che nelle tue mani dee stare oggi la perfezione del nostro avviso, e la verità delle nostre bocche si dee con la forza del tuo braccio osservare. Ma acciò che la fortuna con non pensato infortunio il nostro intendimento non recida, se ti parrà di potere fare, comanderai a’ tuoi sergenti che mentre la gente attenta