Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/209

Da Wikisource.

ingiuria fatta non le fosse -. E dette queste parole, ripresa la sua lancia, si fermò, quivi aspettando Massamutino con sicuro cuore.

Massamutino non fu prima in sul campo, che egli si fece chiamare alquanti de’ sergenti, quelli in cui più si fidava, e così pianamente disse loro: Sì tosto come voi vedrete che la gente starà tutta attenta a vedermi combattere col cavaliere, che difender vuole questa falsa femina, e voi allora prestamente la prenderete e gitteretela nel fuoco, acciò che, se io ho vittoria, noi ce ne siamo più tosto spediti, e se io non avessi vittoria, che per la mia poca forza non perisca la giustizia -. I sergenti risposero che ciò sanza alcuno fallo sarà fatto. Allora il siniscalco prese lo scudo e la lancia, e cavalcò avanti tanto che davanti a Florio pervenne, a cui egli disse così: O villan cavaliere, ecco chi abasserà la tua superbia; e se tu contro alla vera sentenza, data giustamente sopra la persona di questa iniqua e vil femina qui presente, vuoi dire alcuna cosa, io sono venuto per farti con la mia spada riconoscere il tuo errore -. A cui Florio rispose: Iniquo traditore, la mia spada non taglia peggio che la tua, e quella gola per la quale tu menti oggi il proverà, sì come io credo; e a ciò gl’iddii m’aiutino, sì come campione e difenditore della verità, e però tra’ti adietro, e, quanto vuoi, del campo prendi, chè poi che armato se’, l’offenderti non mi si disdirà -.

Sanza più parole ciascuno si trasse adietro quanto a lui piacque, acconciandosi ciascuno per offendere l’altro. Ma certo la paura del misero Icaro, volante più alto che il mezzo termine posto dal maestro padre, non fu tale quando sentì la scaldata cera lasciare le commesse