Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/211

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del tuo compagno -. E questo detto, con la sua mano gli alzò la visiera dell’elmo, e alitogli nel viso, e poi gliele richiuse, e acconciandogli in mano la forte lancia, disse: Muovi, che già il tuo nemico è mosso -. Florio sospirando riguardò verso quella parte dove Biancifiore dimorava, e appresso ferì il corrente destriere con i pungenti sproni, dirizzandosi verso Massamutino, che inver di lui correndo veniva con la lancia bassata. Ma già non parve alla circustante gente che un cavaliere si movesse, ma una celestiale folgore. Egli nella sua mossa fece tutto il campo risonare e fremire, e giugnendo sopra il siniscalco, sì forte con la sua lancia il ferì nella gola, che quella ruppe, e lui miseramente abbattè nel campo sopra la nuova erbetta, passando avanti. E appena avea ancora il colpo fornito, quando i sergenti, veggendo la gente attenta più a riguardar loro che Biancifiore, s’accostarono per voler prendere lei e farne come il siniscalco avea comandato. Ma Marte, che di ciò si accorse, sfavillando corse in quella parte, e lei nella sua luce nascose, faccendo loro impauriti tutti di quindi fuggire. Il romore fu sì grande nel campo per la caduta del siniscalco, che lui stordito fece risentire: il quale ritrovandosi in terra ancora con la sua lancia in mano sanza avere ferito, e riguardandosi intorno, e vedendo il nimico suo a cavallo tornare verso di lui, tutto isbigottì, dicendo: Oimè, or con cui combatto io? Quelli non mi pare uomo: voglio io provare le forze mie con gl’iddii? Già mi manifestò il cuore stamane, incontanente che io vidi la vermiglia luce, che quello era segno di soccorso divino a Biancifiore. Io veggio costui che d’iniquità