Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/260

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medesimo d’amore, che lui peggio che alcuno altro innamorato trattava, come udì ricordare Biancifiore, e per le precedenti parole conobbe lei essere quella donna di cui Fileno tanto si lodava, incontanente cambiato nel viso si partì da’ compagni tacitamente, e stato per picciolo spazio, ritornò nella sala con l’usato viso, e amichevolemente verso Fileno se n’andò. Il quale come Fileno il vide, levatosi in piè con quella reverenza che si convenia, incontro gli si fece. Allora Florio, per più accertarsi di ciò che sapere non avria voluto, mostrando di volere d’altre cose parlare con lui, presolo per lo braccio, sanza altra compagnia nella sua camera il menò. E quivi amenduni postisi a sedere sopra il suo letto, Florio con infinto viso de’ suoi accidenti e delle maniere de’ lontani paesi dov’egli era stato, lo incominciò a domandare; e poi quando tempo gli parve, gli disse: Se il colore del vostro viso non m’inganna, voi mi parete innamorato -. A cui Fileno rispose: Signor mio, sopra tutti gli altri giovani io amo -. - Ciò mi piace assai - rispose Florio, - però che nulla cosa m’è tanto a grado, quanto avere compagni ne’ miei sospiri; ma ditemi, se vi piace, da quella donna, cui voi amate, siete voi amato? -. Disse Fileno: Niuna cosa m’accende tanto amore nel cuore, quanto il sentire me essere amato da quella cui io più che me amo -. - Certo voi state bene - disse Florio; - ma ditemi, come conoscete voi che voi siate da quella, che voi tanto amate, amato? -. - Dirollovi - rispose Fileno: che io sia amato da quella cui io amo, tre cose me ne fanno certo. La prima si è il timido sguardare con focosi sospiri, nelle quali cose io apertamente conosco intero amore; appresso, me ne accertano