Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/272

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spirito, il quale con la sua forza s’ingegna d’affondarla". A cui Florio parea che rispondesse: "E con che il caccerò io, che niuna arma m’è rimasa?". Allora parea a Florio che costei traesse del bianco velo una spada, che parea che tutta ardesse, e dessegliela; la quale Florio poi che presa l’avea, gli pareva rimirare costei e dire: "O graziosa giovane, che ne’ miei affanni tanto aiuto vi ingegnate di porgermi, se vi piace, siami manifesto chi voi siete, però che a me conoscere mi vi pare, ma la lunga fatica m’ha sì stordito, che il vero conoscimento non è con meco". Questa parea che così gli rispondesse: "Io sono la tua Biancifiore, di cui tu oggi, ignorante la verità, ti se’ tanto sanza ragione doluto"; e questo detto, parea a Florio che essa gli porgesse un ramo di verde uliva e disparisse. Poi parea a Florio con l’ardente spada leggerissimo andare sopra l’onde e ferire lo iniquo spirito più volte, ma dopo molti colpi gli parea che lo spirito lasciasse il legno, tornandosi per quella via onde era venuto. E partito lui, a Florio parea che il mare ritornasse alquanto più tranquillo, e il legno nel suo stato, di che in se medesimo si rallegrava molto. E volendo intendere a racconciare i guasti arnesi della sua nave, il lieve sonno subitamente si ruppe. E Florio dirizzato in piè, sospirando e quasi stordito per la veduta visione, si trovò in mano un verde ramo d’uliva: per la qual cosa vie più d’ammirazione prese, e incominciò a pensare sopra le vedute cose e sopra il verde ramo. E poi che egli ebbe lungamente pensato, e egli incominciò così fra se medesimo a dire: "Veramente avrà Amore le mie preghiere udite, e forse in soccorso della mia vita vorrà tornare Biancifiore in quello