Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/276

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loro amore tentato, nè mai alcuna potè vincere il forte cuore, a te tutto disposto di servire! E poi, oltre a tutte l’altre tribulazioni, gl’iddii sanno quanto grave mi fosse ciò che di te intesi, quando ingiustamente condannata fosti alla crudele morte: alla quale io con tutte le mie forze, mercè degl’iddii che m’aiutarono, conoscendo la ingiustizia a te fatta, m’opposi in maniera che me con teco trassi da tale pericolo. E poscia ognora in maggiore tribulazione crescendo, dubitando della tua vita, mai non divenni vile a sostenere tormenti per te, nè mai per tutte le contate cose una fiata mi pentii d’averti amata, nè proposi di non volerti amare, ma ciascuna ora più t’amai e amo, avvegna che te io aggia tutto il contrario trovata, però che tu non hai potuto la minor parte delle mie miserie sostenere in mio servigio. Tu, mobile giovane, ti se’ piegata come fanno le frondi al vento, quando l’autunno l’ha d’umore private. Tu agl’ingannevoli sguardi di Fileno, il quale non lunga stagione t’ha tentata, se’ dal mio al suo amore voltata. Oimè, or che hai tu fatto? E se questo forse negare volessi tu, non puoi, con ciò sia cosa che la sua bocca a me abbia tutte queste cose manifestate. E oltre a ciò, volendomi mostrare quanto il tuo amore sia fervente verso di lui, mi mostrò il velo che tu della tua testa levasti e donastilo a lui: il quale quand’io il vidi, un subito freddo mi corse per le dolenti ossa, e quasi smarrito rimasi nella sua presenza. Oimè, come io volontieri gli avrei con le pronte mani levato il caro velo, e lui, che s’ingegnava di te levarmi, tutto squarciato, cacciandolo da me con grandissima vergogna; ma per non scoprire quello che nel mio cuore dimorava