Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/294

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offeso". E detto questo la seconda volta discese del cielo e cercò le case del Sonno riposatore, nascose sotto gli oscuri nuvoli, le quali in lontanissime parti stanno rimote, in una spelonca d’un cavato monte, nella quale Febo con i suoi raggi in niuna maniera può passare. Quel luogo non conosce quand’egli sopra l’orizonte venendo ne reca chiaro giorno, nè quand’egli, avendo mezzo il suo corso fatto, ci riguarda con più diritto occhio, nè similemente quand’egli cerca l’occaso: quivi solamente la notte puote, e il terreno da sè vi produce nebbie piene d’oscurità o di dubbiosa luce. E davanti alle porti della casa fioriscono gli umidi papaveri copiosamente, e erbe sanza numero, i sughi delle quali aiutano la potenza del signore di quel luogo. Dintorno alle oscure case corre un picciolo fiumicello chiamato Letè, il quale esce d’una dura pietra, che col suo corso faccendo commuovere le picciole pietre, fa un dolce mormorio, il quale invita i sonni. In quel luogo non s’odono i dolci canti della dolente Filomena, i quali forse potessero mettere ne’ petti acconci al riposo alcuna sollecitudine con la sua dolcezza. Quivi non fiere, non pecore nè altri animali. Quivi Eolo nulla potenza ha: ogni fronda si riposa. Mutola quiete possiede il luogo, al quale niuna porta si truova, non forse serrando e disserrando potesse fare alcuno romore. Alcuno guardiano non v’è posto, nè cane alcuno v’è, il quale latrando potesse turbare i quieti riposi. Quivi non è alcun gallo il quale cantando annunzi l’aurora; nè alcuna oca vi si truova che i cheti andamenti possa con alta voce far manifesti. E nel mezzo della gran casa dimora un bellissimo letto di piuma,