Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/342

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se morta è, o se ora morrà -. E levatosi, comandò che i cavalli venissero, e preso il cammino con molta compagnia, cercando già il sole l’occaso, sempre piangendo se n’andò verso Marmorina, così nel suo pianto dicendo:

- O gloriosi iddii, della cui pietà l’universo è ripieno porgete i santi orecchi alquanto a’ miei prieghi, e non mi sia da voi negata l’usata benignità tornando crudeli discenda de’ cieli il vostro aiuto in questo espressissimo bisogno. Venga la vostra grazia, d’ogni noioso accidente cacciatrice, sopra la innocente Biancifiore, la quale ora per noiosa infermità pare che si disponga a rendervi la graziosa anima. Sostengasi per vostra pietà la sua vita, e siale renduta la perduta sanità, e la giovane età, nella quale essa dimora, prima di lei si consumi. Non muoiano in una morte due amanti. O buono Apollo, o luminoso Febo per cui ogni cosa ha vita, ascolta i miei prieghi! Non consentire che tanta bellezza alla tua simigliante per mortal colpo al presente perisca. O Citerea, o Diana, aiutate la vostra giovane. O qualunque iddio dimora nel celestiale coro, sturbate la costei morte, acciò che io, a voi fedelissimo servidore, viva. O Lachesis, tieni ferma l’ordita conocchia, composta da Cloto, tua fatale sorella, non lasciare ancora il dilettevole uficio, dove sì corto affanno hai infino a qui sostenuto. E tu, o morte, generale e infallibile fine di tutte le cose, in cui la maggior parte della mia speranza dimora, quasi imaginando che in te stia quella salute la quale io cerco, non mi consumare ferendo la mia Biancifiore: dilungati da lei per li miei prieghi. In te sta il donarlami e il torlami. Deh,