Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/344

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per la quale tacito e sanza niuna festa, maravigliandosi e dubitando, passò infino che alle reali case pervenne. Nelle quali entrato con la sua compagnia, e da cavallo smontati, e salendo su per le scale, la perfida madre gli si fè incontro con dolente aspetto. A cui Florio, come la vide, dimandò che di Biancifiore fosse, se migliorata era o come stava, chè egli avanti venire non la si vedea. Alla cui domanda la madre niente rispose, ma abbracciatolo, cominciò a lagrimare, e lui menò davanti al padre che nella gran sala sedea, vestito di vestimenti significanti tristizia, tenendo crucciato aspetto, con molta compagnia.

Levossi lo iniquo re alla venuta del figliuolo, e fattoglisi incontro, lui teneramente abbracciò e baciò, dicendo: Caro figliuolo, assai mi sarebbe stato caro che ad altra festa la tua tornata fosse stata, o almeno più sollicita, acciò che licito ti fosse stato di avere veduta la vita in colei, la cui morte ora con pazienza ti conviene sostenere; e però sì come savio, con forte animo ascolta le mie parole. E siati manifesto che la bellissima Biancifiore è stata chiamata al glorioso regno, là ove le sante opere sono guiderdonate. E in quello Giove e gli altri beati della sua andata si rallegrano, i quali, invidiosi forse di tanto bene quanto noi per la sua presenza sentivamo, l’hanno a loro fatta salire. E ben che ella lietamente viva ne’ nuovi secoli, a noi gravissima noia ne’ cuori di tale partita è rimasa, però che infinito amore le portavamo, sì per la virtù e per la piacevolezza di lei, e sì per l’amore che sentivamo che tu le portavi. Ma però che nuova cosa nè inusitata è stata la sua partita, ma cosa la quale ogni giorno avvenire veggiamo, e a noi similmente con forte animo aspettare la